Spionaggio, seconda condanna per Walter Biot: passava documenti militari alla Russia
Condanna definitiva a 29 anni e 2 mesi, emessa dalla prima Sezione della Corte di Cassazione per Walter Biot, l’ex capitano di fregata della Marina militare arrestato il 30 marzo di tre anni fa a Roma mentre stava per consegnare documenti militari classificati ad un dipendente dell’Ambasciata russa nella Capitale. Una seconda condanna per lui, che conferma la sentenza della Corte d’Appello militare, dopo quella del gennaio scorso a 20 anni emessa dal Tribunale ordinario.
Una vicenda avvolta per certi versi ancora nel mistero anche durante il processo: svelati in aula solo 4 dei 19 file con 181 foto contenuti in una scheda sd che Biot stava per passare, all’interno di una Nissan, a Dmitry Ostroukhov, questo il nome dell’agente russo. Una scheda nascosta tra i fogli del “bugiardino” di un farmaco. Un passaggio di file riservati che solo l’intervento dei carabinieri evitò nei pressi dell’Eur. Uno spionaggio, fu rivelato in seguito, pagato 5mila euro. File militari trafugati da Biot nell’ufficio del Terzo Reparto dello Stato Maggiore della Difesa in cui prestava servizio dal 2010 dopo quello assolto a bordo della portaerei Garibaldi.
Una vicenda tuttora intricata, marcata nettamente dalle motivazioni della sentenza di condanna già emessa mesi fa, nelle quali i giudici si erano espressi chiaramente. Fuor di dubbio, avevano scritto “che l’azione posta in essere da Walter Biot è stata dettata anche da finalità politiche, che lo stesso si è indubbiamente procurato mediante acquisizione fotografica dei documenti contenenti le notizie segrete e riservate” per “rivelarle all’agente diplomatico della Federazione Russa” avendo il chiaro scopo “di favorire uno Stato estraneo all’Alleanza Atlantica” e con la “concreta messa in pericolo degli interessi protetti dalle norme”.
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