Politica

Squalo bianco

I figli della Balena democristiana si son fatti più feroci. Ecco come Rotondi Casini e Tabacci sono tornati in Parlamento

di Redazione -


Il mondo cambia, i pantaloni a zampa d’elefante non si portano più, “The Rythim of the Night” di Corona è ormai un lontano ricordo, ma mamma Dc non muore mai. Anzi lo scudocrociato è più vivo che mai. Se prima lo trovavamo sotto un unico cartello, adesso è ovunque. Le correnti della balena bianca, proprio come la nutella sul pane, si sono spalmate dappertutto. Il popolo dei moderati, dei cattolici, dei centristi, degli immortali, di quelli che in qualunque partita sono in mezzo, è più forte che mai.

La balena bianca di destra
Fratelli d’Italia, al primo sguardo, potrebbe sembrare la riproposizione della fiamma. Si tratta, però, di un’illusione ottica. Spulciando le liste, si possono intravedere ex chierichetti sparsi in ogni angolo dello stivale. Un meloniano dell’ultimissima ora, ad esempio, è Gianfranco Rotondi. Colui che fino a ieri si è definito l’ultimo Dc in vita, si riprende il feudo dei basisti campani. La famiglia di un tale Ciriaco De Mita, non uno qualunque, scrive sui social che la gente è libera di votare e che non si riconosce nel Pd. Non si tratta di un endorsement, ma certamente di un indizio. Bisogna, poi, ricordare che il fondatore della prima forza politica del Paese non ha militato certamente tra le file del Msi. Stiamo parlando ovviamente di Guido Crosetto, quell’omone che appare su tutte le emittenti e oggi è in pole per un ministero chiave. L’ex basista potrebbe andare al Viminale, alla Difesa, addirittura alla segreteria di Palazzo Chigi. Stiamo parlando dell’uomo di potere per eccellenza, che certamente non viene dalla scuola di Gianfranco Fini. Lo stesso Raffaele Fitto, che oggi si candida a diventare il ponte con i conservatori europei, prima di diventare il governatore della Puglia era il rampollo di Rocco Buttiglione.

L’immortale Tabacci
L’operazione Tabacci è una vera e propria riproposizione plastica di come il vecchio non muore mai. Il centrista per eccellenza entra in punta di piedi, avanza mano a mano nelle platee, fino a prendersi il palcoscenico e poi il seggio. Come il miglior cowboy, gira il lazo e si fa portare a cavallo dai vari Spadafora, Castelli e Azzolina. Il buon di Maio dopo lo scatto da Nennella finisce fuori non dal ristorante, ma dal palazzo, mentre il buon nonno di Quistello, in silenzio, blocca la poltrona. Non è fantapolitica pensare che tra qualche mese si dimenticherà dell’amico di Pomigliano, quello che lo ha salvato nel momento più buio del centrosinistra per sposare il nuovo leader della sinistra Giuseppe Conte. Come li manovra il Centro Democratico gli avvocati della politica, non lo fa nessuno. Stiamo parlando, d’altronde, anche in questo caso, di chi ha imparato a giocare a tressette a Nusco.

Un Casini per ogni ora
A proposito di Unione di Centro, anche in questa campagna elettorale, nessuno di quel mondo resta a terra. A parte il buon Antonio Saccone, lasciato a casa prima della presentazione delle liste, ma per lui un ente o una partecipata uscirà sempre, chi proviene da quella storia riesce sempre a ritagliarsi uno spazio. Il simbolo indiscusso è Pier Ferdinando Casini. L’uomo delle undici consiliature, dopo aver tentato di rubare addirittura lo scranno a Mattarella, è l’unico dei centristi del Pd che riesce a salvarsi. Non lo scalfiscono neanche le frecciate giornaliere di Vittorio Sgarbi, che gliene dice di cotte e di crude. Il belloccio della tv ha la faccia di bronzo. Gli puoi lanciare qualunque cosa contro, lui resta immobile, anzi si fortifica. Sembra quasi un supereroe della Marvel. Un metodo copiato alla perfezione dai suoi ex gregari.

Lorenzo Cesa aveva già rinnovato l’arredamento del suo studio qualche giorno prima del voto, sicuro di una riconferma, mentre al buon Antonio De Poli basta farsi un giretto per le Marche. Questi signori non sbagliano mai. Lo sa bene Mario Baccini, il re del microcredito nazionale. Nessun amministratore può pensare di ignorare quei corridoi. Dal sindaco di Montefredane, in provincia di Avellino fino a quello dell’ultimo paese del Friuli, il pellegrinaggio con vino e tipicità, a Natale, è obbligatorio. Nulla di più, perché i veri cattolici hanno un’etica: non accettano regalie, ma solo piccoli omaggi di madre natura.


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