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Stellantis assente al Mimit: Melfi punta sul full electric, ma c’è l’incognita dell’indotto

di Angelo Vitale -


Per la manovra di Stellantis in Italia ci sono novità in arrivo da Melfi. Prima di Pasqua, l’attacco dei sindacati al governo, in particolare al ministro delle Imprese Adolfo Urso per il rinvio dei tavoli delle varie vertenze regionali, con Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr a criticare il suo “atteggiamento dilatorio e irresoluto, lesivo degli interessi dei lavoratori che ormai attendono da quasi un anno soluzioni concrete. Le problematiche di mercato e della transizione non possono certo aspettare i tempi della politica e delle campagne elettorali”.

In mattinata, prima del vertice al Mimit per Melfi, la Fiom a far sapere di aver “chiesto alla premier Giorgia Meloni di fare non tavoli regionali, ma un tavolo unico a Palazzo Chigi, perché se la Germania decide di investire 55 miliardi in un anno sul settore dell’auto, noi non ce la caviamo con qualche incentivo”. Così il leader Michele De Palma, che aggiungeva: “Siamo a questo tavolo per scongiurare il rischio di dismissione degli impianti italiani, l’azienda ci deve dire la verità: se cioè continuerà il processo di esodo o se ci sono gli investimenti. Questo è il punto fondamentale”.

Mentre la Fim, con Ferdinando Uliano, avanzava “la necessità di arrivare almeno a un milione di vetture, comprensive anche dei veicoli commerciali. Oggi dobbiamo iniziare con lo stabilimento di Melfi, ma proseguiremo con gli altri per verificare le piattaforme dedicate allo stabilimento, i modelli che sono destinati, la scansione temporale”. “Solo così – precisava -, definendo impegni precisi da parte di Stellantis, riusciremo a comprendere se ci sono le condizioni per la crescita dei volumi è una tenuta del sistema industriale”.

Sempre prima del vertice, Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm considerava “il pacchetto di ecoincentivi, un primo passo, ma sicuramente ancora insufficiente per la transizione all’elettrico. Queste auto costano molto di più a parità di prestazioni”. Auspicando che “il tavolo di oggi finalmente riesca ad abbandonare delle chimere spesso seguite dall’opinione pubblica, ma anche dalla politica. A Melfi il modello da seguire non è il full electric, che sul mercato impiegherà più tempo a imporsi, ma l’hybrid, considerando che i lavoratori con meno tutele sono proprio quelli dell’indotto e si rischia un disastro sociale”.

A seguire il titolare del Mimit, aprendo il tavolo, presente il presidente della Basilicata, Guido Bardi: “Inizia un percorso di analisi dei singoli stabilimenti alla presenza di sindacati, Regioni, azienda e Anfia. Domani sarà il turno di Mirafiori e giovedì di Atessa, sui veicoli commerciali. Una seconda fase anche per comprendere quali siano le strategie che Stellantis vorrà mettere in campo. Alla fine di questo secondo tempo, vorremo giungere a un documento conclusivo vincolante sia per l’azienda che per il governo e le Regioni, condiviso dalle parti sociali e dall’Anfia”. E al termine, netto: “Il governo ha già messo in campo, la politica (industriale, ndr), ha già dato. Ora tocca all’azienda dare all’Italia”. Comunicando che Stellantis “intende realizzare cinque modelli a Melfi, che era l’impegno preso da Tavares quando ci incontrammo”.

“Noi abbiamo presentato ciò che il governo è riuscito a fare – ha detto Urso -: abbiamo cambiato la politica europea sull’auto, indirizzato l’Europa a tutelare la produzione nazionale nell’elettrico rispetto alla concorrenza sleale cinese, realizzato un piano straordinario per incentivare l’innovazione, un piano incentivi di quasi un miliardo di euro per indirizzare l’acquirente verso la produzione nazionale”. Gli ecoincentivi, ha aggiunto, sono “una cartina di tornasole: se quest’anno aumenterà in maniera significativa la produzione nazionale di auto confermeremo la misura l’anno prossimo. Altrimenti, destineremo le ulteriori risorse del fondo a sostenere nuovi produttori”. Il ministro ha spiegato che “oggi non ha presentato un piano completo. Abbiamo chiesto che nel più breve tempo possibile presentino un piano stabilimento per stabilimento. Vedremo se c’è un terreno comune di confronto per un piano condiviso con le parti sui piani di sviluppo dei siti”. Il governo “tirerà le somme quando chiuderemo il confronto – ha concluso – quello su cui sono stato chiaro è che il governo ha sviluppato una politica dell’auto in Europa, cambiando i dossier, e in Italia, con gli incentivi all’acquisto. Ora è necessaria una risposta significativa e concreta sull’aumento dei livelli produttivi e il mantenimento dei rapporti con l’indotto”.

Tavares, al Mimit, non c’è andato. “Senza l’ad di Stellantis al tavolo – rileva la Fiom – non si va da nessuna parte”. Mentre la Uilm, pur dicendosi “soddisfatta della conferma dei cinque modelli da parte di Stellantis a Melfi sulla futura piattaforma medium”, chiede con Ficco, Vincenzo Tortorelli, segretario generale Uil Basilicata, e Marco Lomio, segretario generale Uilm Basilicata “che una parte di questi sia ibrida giacché i full electric stentano ad imporsi sul mercato. Inoltre chiediamo tutele per i lavoratori dell’indotto, della componentistica, dei servizi e della logistica, i più esposti ai rischi occupazionali”.

“A detta di Stellantis – spiegano – la capacita iniziale dello stabilimento sarà pari a 40 vetture per ora, ossia a 260mila vetture anno, ma un numero del genere sarebbe difficile raggiungerlo con vetture esclusivamente elettriche, che stanno facendo molta fatica ad imporsi fra i consumatori, tanto da indurre ad un approccio più equilibrato e gradualista perfino la politica europea. Per le stesse ragioni chiediamo di prorogare al massimo la produzione degli attuali modelli con motorizzazioni più tradizionali”.

“Resta in ogni caso da affrontare il problema più drammatico – affermano i sindacalisti della Uilm e della Uil – che è quello dei lavoratori dell’indotto, che ammontano a circa 4mila persone a fronte di circa 5mila e 500 dipendenti diretti di Stellantis. Per loro chiediamo meccanismi di passaggio dalle imprese che perdono le commesse a quelle che le vincono o che le reinternalizzano, nonché più specificamente a Stellantis un atteggiamento di responsabilità sociale verso un tessuto industriale che è mono committente. Infine appoggiamo la richiesta della Regione Basilicata di abolire il costo di utilizzo della cassa integrazione, cosa assolutamente urgente per le imprese che versano in maggiore difficoltà”.

“A Melfi come altrove – concludono i sindacalisti – abbiamo conquistato con le forze sindacali una missione produttiva per i prossimi anni, ma ci sono aspetti del piano industriale che vanno migliorati e da soli non possiamo farcela, tanto più che le ricadute occupazionali della transizione elettrica saranno pesantissime, nel migliore dei casi quantificabili in una perdita del 30% dei posti di lavoro. Occorre che il governo adotti quanto prima le proposte scaturite proprio dai tavoli tecnici del Mimit, condivise da sindacato, imprese e istituzioni, a incominciare da quelle relative al rafforzamento degli ammortizzatori sociali e allo sgravio dei costi dell’energia. Speriamo che la articolazione del confronto del tavolo automotive stabilimento per stabilimento, distretto industriale per distretto industriale, possa dare finalmente concretezza alla discussione col Governo e con Stellantis, abbandonando chimere e rimpianti, concentrandoci piuttosto sugli aspetti più problematici del piano industriale e della transizione all’elettrico”.


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