Attualità

Stellantis bussa a soldi, il governo risponde picche

di Giovanni Vasso -

CARLOS TAVARES CEO STELLANTIS


Stellantis bussa a soldi, il governo risponde picche. Non è passato nemmeno un anno da quando John Elkann, gonfiando il petto d’orgoglio, disse che il suo gruppo “non aveva mai avuto bisogno di chiedere fondi pubblici” che il suo amministratore delegato Carlos Tavares manda un messaggio inequivocabile a Palazzo Chigi: “Senza sussidi, a rischio gli impianti”. Tavares ha parlato con l’agenzia Bloomberg a cui ha riferito che “l’Italia dovrebbe fare di più per proteggere i suoi posti di lavoro nel settore automobilistico anziché attaccare Stellantis per il fatto che produce meno nel nostro Paese”. E poi ha affermato: “Si tratta di un capro espiatorio nel tentativo di evitare di assumersi la responsabilità per il fatto che se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici si mettono a rischio gli impianti in Italia”. Tavares, però, dimentica che i fondi pur messi a disposizione negli anni scorsi non sono mai stati del tutto consumati. A testimonianza del fatto che gli italiani, delle Bev e full electric, non hanno fiducia. Dal momento che costano tanto di più, che le infrastrutture per le reti di ricarica arrancano specialmente nella provincia, e che il cambio d’auto è talora vista come un’imposizione a cui tanti si oppongono.

A Tavares ha replicato direttamente il ministro all’industria, Adolfo Urso: “Se Tavares o altri ritengono che l’Italia debba fare come la Francia, che recentemente ha aumentato il proprio capitale sociale all’interno dell’azionariato di Stellantis, ce lo chiedano”. Parole che sono state prese fin troppo sul serio dai mercati dove i titoli di Stellantis hanno registrato, con la suggestione dell’ingresso del pubblico e le voci di un’operazione da 4 miliardi, un balzo di tutto rispetto a piazza Affari. Quella di Urso era chiaramente una provocazione, a cui si è accodato anche il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti. L’unico che abbia il portafogli del governo. E che sull’ipotesi ha scherzato: “Io entrerei in Ferrari”, una battuta che, se volete, è al vetriolo anch’essa dal momento che il Cavallino, che è rimasta fuori Stellantis pur essendo di proprietà degli Elkann-Agnelli, è forse l’ultimo brand che abbia confermato la residenza fiscale in Italia. A differenza di Stellantis. Che se n’è andata in Olanda e che, dal punto di vista della produzione, si prepara a farsi il suo personalissimo piano Mattei traslocando parte della produzione europea, dopo le dismissioni in Polonia e nell’Est, direttamente in Marocco.

La politica, chiaramente, si è divisa. Svelando ancora una volta la sua debolezza e mancanza di unità di visione. Ma questa è sempre la solita storia. Che appassiona sempre meno. E che induce tanti italiani, sempre di più, a disertare le urne poiché stufi dei puntuali, e fuoriluogo, commentini su X privi di contenuto se non quello elettoralistico.


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