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Attualità

Strage elle favelas di Rio, oltre 130 i cadaveri sulle strade

Dubbi sull'operazione antinarcos nelle favelas di Rio che ha sconvolto il mondo.

di Gianluca Pascutti -

@ANSAfoto


Le strade delle favelas di Rio de Janeiro sono insanguinate. Oggi facciamo i conti, dopo il violento assalto, tra le urla soffocate della povera gente e le dichiarazioni istituzionali che tentano di contenere l’indignazione globale. L’operazione anti-narcos più letale mai condotta a Rio, ha lasciato dietro di sé almeno 138 morti, centinaia di feriti e una città paralizzata dalla paura.

Favels sotto assedio

Il 29 ottobre, alle prime luci dell’alba, oltre 2.500 agenti delle forze speciali hanno fatto irruzione nei complessi delle favelas di Alemão e Penha, roccaforti del Comando Vermelho, il cartello più potente del narcotraffico brasiliano. L’obiettivo dichiarato era la cattura di Edgar Alves Andrade, alias Doca da Penha, latitante da anni e considerato il cervello operativo del gruppo.

Blindati, droni armati, elicotteri e veicoli da demolizione sono stati impiegati in un’operazione che ha trasformato le strade in campi di battaglia urbana. I residenti hanno raccontato di raffiche ininterrotte, autobus incendiati usati come barricate e corpi lasciati per ore sull’asfalto.

Diritti umani calpestati

Secondo fonti mediche e testimonianze raccolte da ONG locali, molti dei corpi presentavano ferite alla nuca, compatibili con esecuzioni sommarie. Le autorità hanno negato ogni abuso, ma le immagini diffuse sui social e le denunce dei familiari alimentano il sospetto di una violazione sistematica dei diritti umani.

L’ONU ha chiesto un’inchiesta indipendente, mentre Amnesty International ha definito l’operazione delle favelas “una carneficina pianificata”.

Politica e propaganda

Il governatore Cláudio Castro ha rivendicato il blitz come “un successo contro il narcoterrorismo”, accusando il governo federale di inerzia. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, invece, ha espresso “profondo sgomento” e ha convocato un vertice d’urgenza a Brasilia.

Intanto, scuole, ospedali e trasporti sono rimasti chiusi per 48 ore. La città è stata messa in lockdown, non per una pandemia, ma per una guerra interna che continua a mietere vittime tra innocenti e colpevoli indistinti.


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