Esteri

TANK SI CACCIA NO

di Ernesto Ferrante -

F-16 pilot from the 169th Fighter Wing, South Carolina Air National Guard flies a training mission in the KIWI MOA airspace over the cost of North Carolina Cost . (U.S. Air Force photo SMSgt Thomas Meneguin)


Tank sì, caccia no. Gli alleati hanno intenzione di accontentare solo a metà il presidente ucraino Zelensky. Kiev riceverà “dai 120 ai 140 carri armati nella prima consegna” che arriverà da 12 Paesi. Lo ha rivelato il ministro degli Esteri dell’Ucraina Dmytro Kuleba. Dalla Francia sono in arrivo altri 12 cannoni semoventi Caesar e 150 militari che in Polonia addestreranno 2mila soldati ucraini entro l’estate. Lo ha annunciato il ministro francese delle Forze armate, Sebastien Lecornu. A dare la notizia è stata l’emittente Bfmtv. “Non è pratico” inviare aerei. Lo ha detto il portavoce del primo ministro britannico, spiegando che “i jet da combattimento Typhoon e F-35 del Regno Unito sono estremamente sofisticati e sono necessari mesi di addestramento prima che possano essere impiegati”. Zelensky ha recentemente intensificato le richieste in tal senso, soprattutto di F-16, poiché le sue forze armate utilizzano vecchi aerei dell’era sovietica.
Porte chiuse anche dagli Stati Uniti. Lo ha chiarito il presidente americano Joe Biden rispondendo “no” a una domanda in merito posta dai giornalisti alla Casa Bianca. Il Brasile non fornirà le munizioni per i tank Leopard che la Germania si è impegnata a fornire agli ucraini, ma è pronto ad agire da mediatore nel conflitto con la Russia. Lo ha dichiarato a Brasilia il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, dopo l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Chiara e netta la posizione di Lula: “Il Brasile è un paese di pace. Ed è per questo che non vuole alcun tipo di partecipazione in questa guerra, neanche indiretta”.
Per il leader brasiliano, la strada da seguire è quella di un’iniziativa di mediazione guidata dal suo Paese e dalla Cina.
“La Nato è coinvolta da tempo in una guerra ibrida contro la Russia”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov dopo i colloqui con il suo omologo egiziano Sameh Shoukry. “Qualunque cosa possano dire i nostri partner occidentali, comunque cerchino di giustificare le loro azioni per fornire armi all’Ucraina, compresi i noti slogan secondo cui la via per la pace passa attraverso le spedizioni di armi, ha attaccato Lavrov, tutti capiscono tutto”. Il politico e diplomatico russo ha confermato di aver ricevuto un messaggio del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, tramite il capo della diplomazia egiziana, Sameh Shoukry. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Tass, quelli di Blinken sono solo appelli ad “andarsene e fermarsi”. Gravissima è ritenuta è la “seconda parte” della comunicazione che Blinken “non ha trasmesso” e che, a suo parere, è stata invece rivelata “dal segretario generale della Nato in Corea del Sud”, ovvero che la Russia “deve essere sconfitta e l’Occidente non può permettere che l’Ucraina perda, perché perderebbe il mondo intero”. Stoltenberg, ha sottolineato il plenipotenziario moscovita, “si è preso la libertà di parlare non solo a nome dei membri dell’Alleanza Atlantica, ma di tutti gli altri Paesi del mondo”.
Abbas Gallyamov, l’ex speechwriter del presidente russo Vladimir Putin, nel corso di una intervista alla Cnn ha ipotizzato un golpe nei prossimi mesi per “destituirlo”. Secondo l’analista, “tempo un anno, un colpo di stato diventa una possibilità reale” perché “c’è un presidente impopolare davvero odiato a capo del paese e la guerra è davvero impopolare, e hanno bisogno di spargere sangue per questo”.

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