Politica

The Artificial President Amato e la nomina che fa infuriare Giorgia

di Domenico Pecile -

GIULIANO AMATO - POLITICO E GIURISTA


A volte ritornano? Macché! Spesso non si fanno da parte. L’Italia è fatta così: un Paese che non riesce a scrollarsi l’inconfessata vocazione per la gerontocrazia. A cominciare dalla politica. L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda Giuliano Amato, ribattezzato da Eugenio Scalfari Dottor Sottile sia per la sua gracilità fisica sia per l’acume politico, la cui infinita carriera è punteggiata da incarichi di alto prestigio a tutti i livelli istituzionali. Fin qui tutto come da copione in perfetto stile italico: a volte rimangono, appunto. Ma questa volta la sua nomina a presidente del Comitato per studiare l’impatto dell’intelligenza artificiale nell’editoria ha sollevato più di qualche dubbio. Soprattutto da parte del premier Gorgia Meloni che ha visto in quella nomina uno sgarro che ha dato vita a un ping-pong all’insegna di piccole vendette e di sassolini tolti dalle scarpe. Meloni ha manifestato irritazione – e nessuno a palazzo fa mistero di questo – nei confronti del sottosegretario con delega all’Informazione e all’editoria, Alberto Baracchini, il parlamentare forzista che ha indicato Amato. Il malumore, stando a fonti interne, dipenderebbe esclusivamente dal fatto che Palazzo Chigi è stato tenuto all’oscuro.

Ma, come diceva un altro gerontocrate della politica, Giulio Andreotti, a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina. E dunque la nomina di Amato ha avuto il sapore del doppio, pianificato dispetto: non informare il premier che ha fortemente caldeggiato l’istituzione della commissione e nominare una personalità che propriamente non può essere definita amica di questo Governo. Ieri in giornata è comunque prevalsa l’ipotesi che da parte di Meloni non ci sia alcun veto o censura nei confronti di Amato e che il vero vulnus sia quello di essere stata lasciata volutamente all’oscuro. Insomma, altra benzina – sostengono i malevoli di andreottiana memoria – gettata sul fuoco delle polemiche, non ancora sopite, innescate dai fuorionda di Andrea Giambruno, giornalista ed ex compagno di Giorgia Meloni. La quale in questi giorni ha più volte parlato di attacchi meschini dei suoi confronti. Accuse che evidentemente non hanno nel mirino soltanto le forze di opposizione. Dentro Forza Italia, si dice, qualcuno o più di qualcuno avrebbe gioito e incoraggiato Antonio Ricci a lanciare i fuorionda diventati la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso del rapporto con Meloni.

Questa ipotesi a metà che qualcuno vorrebbe complottarda non sarebbe altro che l’onda lunga dei primi attriti tra FdI e FI scatenati dalla famosa frase di Berlusconi che aveva affermato che della Meloni non ci si può fidare. Non solo, ma da sempre dentro Forza Italia c’è chi non digerisce quello che viene indicata come una conduzione personalistica del governo da parte di Meloni. E che i mali di pancia dentro la maggioranza siano reali lo dimostra anche il fatto che lo stesso premier ha dato lo stop al decreto energia annunciato dal ministro azzurro Gilberto Pichetto Fratin. I pompieri sono tuttavia già al lavoro. Il compito di ricucitura, se mai ci sarà bisogno, tra Fratelli d’Italia e Forza Italia è affidata al berlusconiano più vicino ma anche più apprezzato da Meloni: il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani. A lui il compito di scongiurare che lo strappo possa diventare pericoloso per gli equilibri interni al Governo. Tajani è considerato da Meloni il forzista più affidabile oltre che uno tra i ministri del suo governo maggiormente apprezzati. Tra i due il rapporto si è cementato via via in questo primo anno di governo e non c’è ricordo di screzi o incomprensioni. La sintonia è stata fin qui continua e totale anche perché era stato proprio il ministro a fare da pontiere tra Meoni e Berlusconi e il suo entourage, famiglia compresa. Missione più che possibile, dunque, anche perché nessuno dentro il centrodestra può permettersi il lusso di graffiare gli equilibri interni fin qui consolidatisi e che elettoralmente continuano a dare i loro frutti. Resta il dato che a fare da cornice sia stata la nomina di Amato. Come si diceva, il suo curriculum è impressionante tanto quanto gli incarichi ricoperti come – tanto per citarne alcuni – deputato, senatore, presidente del Consiglio, ministro, giudice della Corte costituzionale. Ma ciò non esime la politica di rinnovarsi guardando l’anagrafe di ancora troppi personaggi.


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