Economia

La guerra tech Usa-Cina balla su TikTok

di Giovanni Vasso -

epa11298575 A sign is on display at TikTok in Los Angeles, California, USA, 24 April 2024. US President Biden signed on 24 April a law that would ban Chinese-owned TikTok unless it is sold within a year. EPA/ALLISON DINNER


TikTok dovrà smobilitare dagli Usa entro qualche mese a meno che Bytedance, la società che edita la piattaforma social cinese, non decida di vendere (almeno) il ramo d’azienda americano a qualche acquirente di specchiata fede occidentale. Il Congresso Usa, non a caso, ha inserito la norma dentro il pacchetto che assegna risorse per 97 miliardi di dollari ai fronti caldissimi: dall’Ucraina fino a Taiwan. Bytedance avrebbe già fatto sapere di non avere la minima intenzione di passare la mano e, piuttosto che cedere baracca e burattini a chissà chi, preferirebbe chiudere la “filiale” americana. È una questione di algoritmi, di “segreti industriali” che i cinesi non vorrebbero fossero in mano Usa. Ma la vicenda è, forse, leggermente più semplice di così. TikTok, infatti, ha dalla sua un precedente. Gigantesco. Già, perché Joe Biden e i dem non si sono inventati nulla. Era già toccato a Donald Trump, ai tempi della sua presidenza, lanciare la crociata contro il social cinese. Qualche anno fa si parlò di smembramenti, di spezzatini aziendali e di compratori già pronti a investire, su tutti Oracle e Walmart. Poi non se ne fece più niente. Da un lato, perché TikTok, all’epoca, poteva contare su fior di lobbisti che aveva assunto in giro per il mondo proprio per fronteggiare un eventuale “temporale” pubblico. Dall’altro perché un giudice, a Washington, bocciò senz’appello la decisione di chiudere l’app. Nel 2020 la polemica politica, negli States, raggiunse temperature altissime quando si scoprì che Bytedance poteva contare su 35 lobbisti e l’allora segretario di Stato Mike Pompeo, mentre i dem cercavano, tra loro, chi fosse il più vicino a Trump, puntò con decisione il dito contro TikTok mentre l’economista Peter Navarro diede pubblicamente del “burattino” all’ex dirigente Disney Kevin Mayer, fresco di nomina a Ceo di Bytedance Usa, per aver accettato quel lavoro. Lo stesso Mayer si dimise, nell’agosto dello stesso anno, mentre incombeva la deadline del 15 settembre, data entro cui, secondo un ordine esecutivo emesso proprio qualche giorno prima direttamente dalla Casa Bianca, TikTok sarebbe dovuta già diventare americana o chiudere, vietando agli Apple Store e a Google di offrire agli utenti la possibilità di scaricare l’app. A novembre di quell’anno, la fine della partita passò prima nelle mani del giudice della Pennsylvania Wendy Beetlestone e poi in quelle del giudice distrettuale di Washington Carl Nichols che bollò la scelta di disporre la serrata di TikTok come “arbitraria”. Soprattutto perché avrebbe privato decine di migliaia di creators degli emolumenti dovuti grazie ai video postati sul social. Alla fine, non se ne fece nulla. Finora.

In quattro anni sono cambiate tante, molte cose. La guerra commerciale è palese, evidente, dichiarata. Prima era “solo” una questione di fare dispetto a Meta, che ha lanciato la battaglia a TikTok quando s’è resa conto che Facebook stava “invecchiando” sempre di più e che Instagram soffriva le funzionalità che, invece, gli utenti potevano trovare sulla piattaforma cinese. Adesso è una vicenda globale. Non solo di affari. La Cina e gli Stati Uniti combattono per il predominio dei dati e, al tempo del web, chi ne ha di più e, soprattutto, può disporne al meglio ha un vantaggio strategico fondamentale rispetto agli avversari. È la sfida per il primato e quella dei social e delle piattaforme di messaggistica (nelle scorse settimane è stata Pechino a imporre ad Apple il ban a Whatsapp e Telegram) non è che la punta dell’iceberg di una guerra digitale che va avanti senza esclusione di colpi e passa dalle auto elettriche fino ai chip, dall’intelligenza artificiale all’energia green. Uno scontro tra vasi di ferro in cui l’Europa, senza risorse, senza programmazioni, senza uno straccio di campione tech o digitale, rischia di rimanere completamente stritolata.


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