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Trema la serie A

di Ivano Tolettini -

ANDREA AGNELLI PRESIDENTE JUVENTUS


La Juve per restare al vertice del calcio nazionale avrebbe travolto le regole nel triennio 2018-2011. Ma non sarebbe l’unico club a finire nelle peste. Il sospetto è autorevole. Ieri mattina se ne fa interprete Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovanni, che al Coni nel corso della presentazione del volume “Codice di Giustizia Sportiva Figc” scritto dall’avvocato della Federcalcio, Giancarlo Viglione, dichiara: “Probabilmente la Juve non rimarrà la sola e questo ci permetterà di fare pulizia”. Quindi aggiunge: “Abbiamo bisogno di sapere presto cosa sia successo e che vengano assunte decisioni per ridare credibilità al sistema, nel principio dell’equa competizione. È evidente che negli ultimi anni non è successo”.
Del resto, lo stesso presidente Andrea Agnelli, da una settimana costretto alle dimissioni, il 24 aprile 2020, in piena emergenza Covid con i club che annaspano finanziariamente, conversando con il manager Vincenzo Ampolo avrebbe affermato: “Abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità per diventare numeri uno. Abbiamo preso grandi rischi”. A scrivere la “sintetica minuta” è Ampolo ed è stata sequestrata dai finanzieri e si trova tra le carte depositate al gup per la richiesta di rinvio a giudizio. Agnelli rappresenta le proprie preoccupazioni ai massimi dirigenti bianconeri come si ricava dalla sintesi della riunione che Ampolo allega in un messaggio spedito a Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini e Stefano Bertola.
per gonfiare artificialmente i prezzi dei calciatori con l’obiettivo di imputare le famigerate “plusvalenze”, vale a dire registrare un guadagno con la cessione del proprio tesserato rispetto al valore registrato a bilancio, bisogna essere in due. Ovviamente. Se ne discute da anni e alcuni club, si pensi al Chievo, ci avevano rimesso le penne. Non più tardi di quattro mesi fa la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico dell’Inter per le supervalutazioni di alcuni giocatori nei bilanci 2017/2018 e 2018/2019 per complessivi 90 milioni di euro. Adesso il caso delle plusvalenze è tornato d’attualità per l’inchiesta della procura di Torino che ha spazzato via i vertici della Juve, a cominciare dal presidente Andrea Agnelli, del vice Pavel Nedved e dell’ad Maurizio Arrivabene, per i quali è stato chiesto il processo per false comunicazioni al mercato, falso in bilancio, fatturazioni fasulle e manovre sugli stipendi dei giocatori per diluire il peso sui bilanci 2018-2021. I magistrati, tra i presunti vari illeciti che dovranno essere provati in aula, si sono concentrati anche sulla lievitazione dei valori di alcuni ragazzi della Primavera che sono stati scambiati generando un’utilità di 51 milioni di euro. Giocatori che per adesso sono degli emeriti Carneade. È anche vero che quello delle plusvalenze è un terreno minato per le procure, perché spesso è accaduto che alla prova dell’aula il teorema accusatorio è crollato. Tuttavia, nel caso Juve c’è una messe di pesanti indizi, come le parole degli stessi dirigenti bianconeri intercettati per mesi dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Torino. Tanto che lo stesso Arrivabene, in carica dal 2021 e nominato per arginare i guai causati dal responsabile dell’area tecnica Fabio Paratici, afferma al telefono che “sono diventati esperti nel fare trucchetti” riferendosi alla gestione finanziaria”. Un’espressione emblematica per i pm Gianofiglio, Bendoni e Santoriello, i quali oltre a definirla “illuminante” osservano che dall’azionista di riferimento John Elkann al presidente Agnelli e perfino lo stesso allenatore Massimiliano Allegri erano consapevoli dei guasti. Quest’ultimo un anno fa aveva detto al telefono parlando con un indagato, visto che lui è estraneo alle accuse, “il mercato di oggi è quello vero, quello dell’anno scorso era solo plusvalenze”.
Sulla vicenda giudiziaria che colpisce la società italiana di calcio più vincente quanto a scudetti è intervenuto anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “La mia linea è chiara. Serve cautela nei giudizi. Poi è indispensabile fare chiarezza e farla bene, urgentemente”. Sull’urgenza degli accertamenti per ridare credibilità a un’industria che vale 10 miliaardi di euro di impatto sul Pil, lo stesso Malagò sottolinea: “La caratteristica principale dev’essere la velocità, sennò è sempre perdente anche quando emette sentenze perfette. I vari mondi della giustizia devono dialogare, perché quando ci sono sentenze diverse non aiuta. Rispettando le autonomie si deve comunque cercare una condivisione”.
Ma che cosa rischia la Juventus, che ricordiamolo a suo carico ha aperto accertamenti anche l’Uefa perché ci potrebbero essere violazioni sul fair play finanziario dopo l’accordo dello scorso settembre? L’avvocato Mattia Grassani, tra i principali esperti di diritto sportivo, ieri intervenendo su Radio Rai 1, a “Radio anch’io sport” osserva: “La Juventus rischia di più della semplice ammenda o modesta penalizzazione: se tutto quello che sta emergendo verrà accertato si potrebbe arrivare alla retrocessione e alla perdita del titolo di Campione d’Italia”. Lo scudetto sarebbe quello conquistato nel 2018/2019 quando i bianconeri erano allenati da Maurizio Sarri. Il ministro Abodi analizza che «io non dimentico la curva di Inter-Sampdoria, con le famiglie fatte uscire di forza dallo stadio, il caso ginnaste con le denunce di abusi e quello del procuratore D’Onofrio. Di fronte a questi fatti così espliciti e così oggettivi non possiamo aspettare o accompagnare. Dobbiamo capire che cosa succede, dando risposte alla gente, per fare pulizia”.


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