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Tricarico: “Il piano Prigozhin deciso da mesi. Agisce solo ora perché vede divisioni nell’esercito di Mosca”

di Edoardo Sirignano -

GENERALE LEONARDO TRICARICO


di EDOARDO SIRIGNANO

Il piano di Prigozhin è deciso da mesi. Ha attraversato il Rubicone solo ora perché ha visto delle crepe nella gerarchia militare russa. Ecco perché può arrivare fino a Mosca”. A dirlo il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.

Fin dove può arrivare Prigozhin?

Oggi si possono fare soltanto delle ipotesi. Queste ricoprono un ventaglio davvero ampio. La verità è che non sappiamo cosa ha in mente, ma pare si stia dirigendo su Mosca con forze ingenti e anche molto velocemente.

Su quali aspetti ci sono certezze?

Si conosce il percorso per potere rovesciare-prendere il potere o comunque ritagliarsi un ruolo all’interno dell’amministrazione. Fra tutti gli elementi che mancano il più difficile da stimare, ma anche il più importante, è il rapporto di forza tra i due contendenti.

Perché?

Non sappiamo Putin su che cosa possa oggi contare. Ci sono state delle crepe nel morale dei militari russi. Sicuramente hanno riguardato i bassi gradi dell’esercito. Non conosciamo, comunque, fino a che livello arrivino. Solo ciò darà un’idea di quali nuovi equilibri si potranno stabilire.

Ci possono essere, ad esempio, truppe vicine al Cremlino che durante il percorso sposino la nuova causa?

È una questione di obbedienza o meno agli ordini. Bisognerà, poi, comprendere se c’è una solidità lungo la catena gerarchica in grado di consentire a Gerasimov di poter contare sull’apporto, l’obbedienza, la solidità e la tenuta dei propri sottoposti oppure no. Le forme in cui tutto ciò si svilupperà è un altro conto. La prima stima che non si può fare, purtroppo, è quella dello stato di salute degli schieramenti. Mi viene da sorridere quando sento parlare di 25mila o 50mila soldati.

Qualcuno vede dietro questa mossa la mano occidentale e in modo particolare degli Stati Uniti. È possibile?

Si può dire tutto e l’esatto contrario. Nella guerra d’informazione o nei soloni improvvisati non ci credo molto. Mi atterrei, invece, ai fatti.

Perché solto in questo momento, forse quello migliore per l’Ucraina, Prigozhin ha alzato la testa?

Si commette un errore a sostenere che l’azione sia iniziata ora. Prigozhin erano mesi che programmava l’operazione. Ha deciso soltanto che questo era il momento di attraversare il Rubicone, secondo precise valutazioni. Arrivato a un punto di tensione enorme con la gerarchia militare di Mosca, ha anticipato la mossa.

Sfruttando la debolezza dell’avversario?

Vedremo quanto il suo piano sarà corretto o meno, così come a cosa porterà tutto ciò. La percezione, che a tutti noi manca, è quella relativa alla tenuta del morale, dell’osservanza, della gerarchia, aspetti sui quali è più che lecito dubitare. Oltre questo non mi spingerei.

Quali potrebbero essere le conseguenze dell’insurrezione. Si arriverà a una rivoluzione come quella ai tempi di Lenin?

Tutte le opzioni sono percorribili. Nessuna è esclusa, dalla più semplice alla più complessa.

Quale la più probabile?

Che tutto finisca. Prigozhin ci ha abituato alle giravolte, mai così clamorose, come avverrebbe in questo momento. Non è la prima volta che attacca la gerarchia militare e poi si ricrede. Basti pensare a quando si lamentava dei rifornimenti. Bisognerà aspettare e poi tirare le somme. Ci sono le intelligence che stanno lavorando come cavallette impazzite per cercare di capire meglio. Quella è l’unica fonte che può dare un’idea ed è quella a cui la presidente Meloni si sta rivolgendo perché si possano avere le informazioni giuste prima di effettuare valutazioni azzardate.

Mosca, sentendosi accerchiata, non potrebbe arrivare all’ultima spiaggia, ovvero l’utilizzo dell’arma atomica?

Questa strada la vedo difficile adesso. Contro chi dovrebbe usarle? Non la può utilizzare certamente contro Prigozhin. Tale timore, in questa fase, diminuisce. La storia, comunque, ci insegna che tutto può succedere.

La nuova frattura, intanto, avvantaggia Zelensky…

È una debolezza, una grande criticità per la Russia. Vediamo, però, Zelensky se coglierà l’occasione e soprattutto come. Fare mosse azzardate potrebbe essere pericoloso. Kiev dovrà fare bene le sue valutazioni.

Ciò, intanto, potrebbe cambiare le posizioni dell’Occidente, che al posto di dare armi all’Ucraina potrebbe pagare quei mercenari in grado di mettere subito fine alle ostilità…

Lasciamo perdere questa strada. Non rimaniamo nel solco del verosimile. Prigozhin non mi risulta essere manovrabile da qualcuno. Ha un percorso in mente da tempo e ora ha deciso di fare il salto di qualità. Adesso vedremo perché e come.


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