Attualità

Trump azzera l’Usaid: la fondò John Kennedy, per Musk è una organizzazione criminale

di Angelo Vitale -


“Rende l’America più sicura? Rende l’America più forte? Rende l’America più prospera?”: il Segretario di Stato americano Marco Rubio era stato netto, spiegando la filosofia che avrebbe ispirato la Casa Bianca a decidere sulla sorte dell’Usaid e sui fondi e sui beni – nel 2023 40 miliardi di dollari, meno dell’1 per cento del budget federale statunitense – utilizzati per intervenire in 130 Paesi, ultimamente di più in Ucraina, Etiopia, Giordania, Repubblica Democratica del Congo e Somalia, dall’Agenzia che fu fondata nel 1961 su ordine esecutivo di un presidente che si chiamava John Fitzgerald Kennedy per contrastare ovunque l’influenza dell’Unione Sovietica, fornendo assistenza allo sviluppo economico, all’informazione e alle iniziative sanitarie nel mondo.

Dalla mezzanotte appena trascorsa tutto questo non c’è più. Milleseicento dipendenti messi in congedo, gli aiuti internazionali erano già stati congelati fin dal primo giorno di Trump alla Casa Bianca, Elon Musk aveva scritto che l’Agenzia era “corrotta, irrecuperabile, un’organizzazione criminale”, da tempo condividendo le critiche che l’estrema destra di alcuni Paesi muoveva all’Agenzia.

Qualche giorno fa il Consiglio d’Europa – come vox clamantis in deserto – aveva inutilmente segnalato che la decisione Usa di porre fine all’Usaid “ha innescato una crisi allarmante per individui, ong, media indipendenti e Paesi in tutto il mondo, anche in Europa”.

Secondo Michael O’Flaherty, commissario per i diritti umani del Consiglio, in risposta, gli Stati membri “dovrebbero colmare il vuoto di risorse e di leadership per garantire che il futuro delle nostre società non deragli”.

“Alcune ong ucraine e dei Paesi limitrofi – sosteneva – riferiscono di aver perso fino al 25% dei loro finanziamenti, costringendole a congelare o interrompere operazioni critiche come la fornitura di cibo e riparo agli sfollati, la riparazione delle abitazioni danneggiate e il sostegno a servizi medici vitali”.

E denunciava che “una sorte simile, se non la chiusura, potrebbe essere quanto attende circa l’80% delle ong che lavorano in Europa orientale e nei Balcani occidentali” arrivando ad affermare che in queste aree “sono divenuti molto concreti anche i rischi per la sostenibilità dei sistemi democratici”.

Parole ovviamente inascoltate, in Europa e negli Usa ove è solo cronaca spicciola dei tg dei vari canali la protesta dei dipendenti contro la Casa Bianca.


Torna alle notizie in home