Politica

Tutte le poltrone di opposizione

di Edoardo Sirignano -


Se Atene piange, Sparta non ride. Se il centrodestra trova non poche difficoltà nel comporre l’esecutivo che dovrà guidare il Paese in uno dei momenti più difficili della sua storia, bastano le sole vicepresidenze delle Camere a dividere l’opposizione. Il patto delle poltrone, stipulato da Partito Democratico e Movimento, esclude il Terzo Polo. Nell’asse giallo-rosso, Alessandro Zan (Pd) dovrebbe essere il vice Fontana, che dichiara ai cronisti: “Solo una voce, ma sono a disposizione”. Una pentastellata, probabilmente Mariolina Castellone, dovrebbe essere il vice La Russa. Tale casella, però, interessa anche ad Azione e in modo particolare all’ex ministra Mariastella Gelmini. Altro spazio conteso, poi, la presidenza della Vigilanza Rai. I grillini non vorrebbero cederla per alcuna ragione al mondo. In pole il vice di Conte Michele Gubitosa. La commissione, però, affascina anche la pupilla di Matteo Renzi Maria Elena Boschi. L’unica possibile strada di riconciliazione, quindi, si chiama Copasir, che secondo il giglio fiorentino spetta a Italia Viva. Addirittura c’è chi dice che il caso di Palazzo Madama sia stato montato dall’ex premier per ottenere la guida dell’organismo di controllo. Si tratta, infatti, di un ruolo apprezzato e non poco tra i corridoi nel Nazareno. Si vocifera che addirittura ci sia l’interesse dell’ex ministro Lorenzo Guerini. Nelle ultimissime ore sarebbe spuntato, inoltre, il nome di Enrico Borghi. Non è da escludere, pertanto, che le forze più votate delle minoranza facciano la parte del leone. A rivelarlo lo stesso Letta, secondo cui le nomine più importanti devono andare a chi ha preso più preferenze alle ultime politiche, come d’altronde confessano diversi big del partito come Boccia e Marattin. Ciò provoca l’ira di Carlo Calenda, leader dei moderati: “Se Pd e M5s faranno l’accordo per spartirsi tutte le vice presidenze destinate all’opposizione – sottolinea in un tweet – non parteciperemo al voto”. Una cosa è certa, le accuse settembrine al vetriolo tra grillini e piddini sono ormai un lontano ricordo. Quando si parla di poltrone, le diversità di vedute vanno in soffita. Sia per l’avvocato di Volturara Appula che per il docente pisano, dare aria ai centristi è minaccia da evitare. C’è più di qualcuno, soprattutto tra gli amici di Letta, a temere che un’intromissione del giglio fiorentino nelle prossime primarie possa cambiare gli esiti del congresso. Allo stesso tempo lasciarlo fuori significherebbe dare un “piano b” agli avversari. Pur avendo smentito il sostegno a La Russa a Palazzo Madama, i battitori liberi del terzo polo sono i primi interlocutori per Giorgia Meloni nel caso in cui dovessero venire a mancare gli azzurri di Silvio Berlusconi. I questori e i segretari d’aula certamente non basteranno a placare le pretese di chi si aspettava di essere trattato alla pari degli altri. Neanche un nuovo incarico per Ettore Rosato potrebbe stemperare gli animi nel campo progressista. I problemi, intanto, non mancano neanche all’interno dei singoli partiti. La pattuglia grillina, salvo sorprese, dovrebbe essere guidata al Senato dall’ex ministro Stefano Patuanelli, mentre alla Camera dalla sindaca di Torino Chiara Appendino. Conte, altresì, non scoglie ancora le riserve, a causa di diffusi mal di pancia tra i suoi. Ancora più complessa, poi, la partita capogruppo nel Pd, dove la promozione di Zan, finisce col riaccendere i vari fuochi tra le correnti. Ogni mozione vuole il massimo risultato, mentre è caccia al colpevole per quanto accaduto qualche giorno fa al Senato.


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