Esteri

Ue e Usa contro l’offensiva israeliana a Rafah. Il Qatar lavora ancora all’accordo

di Ernesto Ferrante -


L’ostinazione di Israele non piace all’Europa. La prima bozza delle conclusioni del vertice Ue dei prossimi 21 e 22 marzo, che sarà sul tavolo della riunione dei rappresentanti permanenti (Coreper II) domani mattina, conferma un cambio di approccio rispetto a qualche tempo fa.

“Il Consiglio europeo, si legge nel testo, esorta il governo israeliano ad astenersi da un’operazione di terra a Rafah, dove oltre un milione di palestinesi sta attualmente cercando sicurezza dai combattimenti e accesso all’assistenza umanitaria”. I leader europei “chiedono una pausa umanitaria immediata che porti ad un cessate il fuoco sostenibile”.

Da più parti si rimarca la necessità di iniziare una seria discussione sulla soluzione dei due Stati. “Il Consiglio europeo, è scritto ancora, invita alla moderazione in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Condanna fermamente la violenza estremista dei coloni. I responsabili devono essere chiamati a risponderne. Il Consiglio europeo invita il Consiglio ad accelerare i lavori per l’adozione di misure restrittive pertinenti”.

Anche dalle parti di Washington la pazienza inizia a scarseggiare. Joe Biden potrebbe prendere in considerazione la possibilità di condizionare gli aiuti militari allo Stato ebraico, se quest’ultimo dovesse procedere con l’invasione su larga scala di Rafah, indicata come una “linea rossa” da non superare. Lo rivela Politico citando quattro dirigenti americani a conoscenza degli orientamenti interni dell’amministrazione americana.

L’intelligence Usa ritiene che la “vitalità del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu come leader” sia “in pericolo”. È quanto emerge dal report annuale sulle minacce alla sicurezza nazionale presentato lunedì al Congresso Usa, di cui riferisce la Cnn. Secondo il documento, “la sfiducia nella capacità di Netanyahu di governare si è approfondita e ampliata nell’opinione pubblica, rispetto ai livelli già alti di prima della guerra, e ci aspettiamo grandi proteste per chiedere le sue dimissioni e nuove elezioni”. “Un governo diverso e più moderato è una possibilità”, concludono gli 007.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato i Paesi occidentali di avere una doppia morale. “L’ Occidente e Israele hanno dato fuoco al mondo per i loro stessi interessi. Si tratta di persone che tentano di legittimare gli atti brutali di Israele a Gaza mentre altrove promuovono valori come democrazia e diritti umani. Non dobbiamo seguire le loro orme”, ha detto Erdogan, durante un evento nella capitale Ankara, come riporta Sabah.

Ancora bombe israeliane sui civili in attesa di cibo, secondo il Guardian. Il portavoce del Ministero della sanità di Gaza ha denunciato che nove palestinesi sono stati uccisi e decine feriti dagli spari israeliani mentre la folla aspettava i camion degli aiuti in piazza Kuwait a Gaza city. “Bombardare assembramenti di persone affamate è diventata una routine quotidiana praticata dall’occupazione e vista dalla comunità internazionale sugli schermi”, ha dichiarato Ashraf al-Qidra, portavoce del ministero.

Tel Aviv ha inasprito le misure per l’ingresso a Gerusalemme dei residenti palestinesi della Cisgiordania durante il Ramadan, che è cominciato ieri. Lo ha reso noto il Cogat, l’organismo dell’esercito che gestisce gli affari civili nei territori palestinesi occupati. Quest’anno solo gli uomini sopra i 55 anni potranno entrare sulla Spianata delle Moschee della Città Vecchia per assistere alla preghiera del venerdì; le donne sopra i 50 anni e bambini fino a 10 anni. Tutti avranno bisogno preventivamente di un permesso valido che potrebbe essere soggetto a modifiche per “motivi di sicurezza”.

L’annuncio sconfessa l’impegno assunto la settimana scorsa da Netanyahu di non limitare l’accesso ai fedeli per pregare nella moschea di Al Aqsa, sulla Spianata delle Moschee.

Per il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, Israele “gioca con il fuoco” e sta spingendo la situazione verso “un’esplosione”. “Avvertiamo che profanare la santità della moschea di Al-Aqsa è giocare con il fuoco”, ha aggiunto Safadi in una conferenza stampa congiunta con l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Santa Sede.

Hezbollah minaccia una risposta “forte” agli attacchi israeliani nell’area di Baalbek, nel nordest del Libano, dove l’esercito ha preso di mira quelli che secondo loro erano due centri di comando dei miliziani di Nasrallah. “Hezbollah non resterà in silenzio sugli attacchi israeliani”, ha assicurato una fonte del gruppo alla pubblicazione londinese The New Arab, nota anche come al Araby al Jadeed. “La risposta sarà la stessa e più forte”.

Doha crede ancora nella possibilità di un’intesa tra le parti. “Non siamo vicini a un accordo su un cessate il fuoco a Gaza, ma rimaniamo fiduciosi”. Lo ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, nel corso di una conferenza stampa. Il portavoce ha chiarito che l’emirato sta lavorando per stabilire un cessate il fuoco permanente nell’enclave palestinese, piuttosto che una tregua a breve termine di pochi giorni, come vorrebbero le autorità israeliane.

“Non vediamo le parti convergere su un linguaggio che possa risolvere l’attuale disaccordo sull’attuazione di un’intesa”, ha proseguito il portavoce. Tuttavia si continua “a lavorare per raggiungere un accordo, si spera entro i limiti del Ramadan”. La situazione rimane “molto complicata sul campo”.


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