Ambiente

Ue: via Timmermans, il “falco” verde di von der Leyen

di Angelo Vitale -

MARGRETHE VESTAGER VALDIS DOMBROVSKIS URSULA VON DER LEYEN FRANS TIMMERMANS


Ue, via Timmermans. Ha quattro nomi (Franciscus Cornelis Gerardus Maria) ma tutti lo conoscono come Frans. Ha 62 anni, parla cinque lingue, si sente “romano e romanista” ed è fan di Antonello Venditti per aver vissuto nella Capitale italiana da adolescente, al seguito del padre archivista dell’Ambasciata olandese in Italia. Ma Timmermans, dimessosi da qualche giorno, è noto innanzitutto per essere stato per nove anni vicepresidente della Commissione europea, prima in quella Juncker e poi in quella guidata da Ursula von der Leyen. E poi commissario europeo per il clima e del Green Deal europeo per tre anni e mezzo. Dimissioni annunciate, le sue, per candidarsi in patria a capo della lista dei Socialdemocratici e Verdi puntando a rimpiazzare, con le elezioni parlamentari del prossimo 22 novembre, il liberale Mark Rutte alla guida del governo dei Paesi Bassi.

Dipinto oggi come il più politico dei commissari Ue, tenace negoziatore, custode del Green Deal, “falco” delle istanze ambientaliste più spinte, alfiere delle scelte Ue contrastate dall’industria e, dal settembre dell’anno scorso, dal centrodestra che governa il nostro Paese.

La von der Leyen ha affidato ora il coordinamento del Green Deal europeo al vicepresidente Maroš Šefčovič e anche, temporaneamente, la politica ambientale, in attesa di un candidato avanzato dall’Olanda. Subito, Šefčovič ha provato a ribadire gli obiettivi Ue perseguiti da Timmermans con parole che, se da un lato appaiono di maniera, sembrano contemporaneamente aprire ad una visione più aperta alle esigenze dei singoli Paesi membri: “Gli europei meritano una giusta transizione verde. Mentre puntiamo a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, dobbiamo assicurarci che ciò avvenga in modo equo e inclusivo, con crescita e occupazione per tutti. E mentre perseguiamo l’autonomia strategica aperta dell’Europa, in particolare per l’accesso alle materie prime critiche, rafforzeremo i nostri partenariati internazionali per un futuro più verde in tutto il mondo”. Dichiarazioni che andranno messe alla prova delle più immediate azioni che l’Ue metterà in campo. Guardando innanzitutto a cosa di concreto potrà avvenire nei 14 mesi che ci separano dalla naturale scadenza della Commissione von der Leyen alla fine dell’ottobre 2024.

Cercando di comprendere, in particolare, che fine farà il bando alle nuove auto con motori termici nel 2035, principio basilare di Timmermans. La von der Leyen ha assicurato al Green Deal e ai processi di transizione “uguali priorità”: bisognerà verificare quanto questa certezza possa essere scalfita dai risultati delle prossime Europee, suscettibili di scompaginare (chissà quanto) l’attuale quadro politico europeo rinfocolando polemiche e attese dei Paesi che, come l’Italia, auspicano un cambio di passo per fare anche più strettamente “economica e sociale”, la sostenibilità promossa dal Green Deal. E per spingere, ad esempio, i biocarburanti al fianco degli ammessi e-fuels in vista del 2035.

Ritornano oggi attuali anche alcune parole di Timmermans del 2015: “Gli euroscettici non mi preoccupano perché hanno torto, mi preoccupano perché a volte hanno ragione. E se hanno ragione occorre rispondere. E se ci sono tante piccole e medie imprese che si lamentano perché quel che facciamo è troppo complicato, perché quel che facciamo non è applicabile, allora dobbiamo dare una risposta”. I prossimi mesi ci diranno se l’Europa vestirà panni fatti di altra “tenacia”, per garantire le risposte che Timmermans non ha concesso.


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