Ambiente

Sull’ambiente si gioca la sfida delle Europee 2024. La legge sulla natura e le polemiche per stanare von der Leyen, Tajani contro Timmermans

di Angelo Vitale -


“Il ministro ha incontrato i membri del Gruppo Iniziativa Italiana, l’associazione che rappresenta la comunità italiana a Bruxelles in campo imprenditoriale, agroalimentare, d’innovazione, ricerca e servizi”. E poi “il primo ministro finlandese Petteri Orpo (del Kok, che aderisce al Ppe)”. L’agenda a Bruxelles del ministro degli Esteri Antonio Tajani è stata intensa. Ieri pure l’affondo contro Timmermans. In Forza Italia “siamo fortemente impegnati per difendere l’ambiente, ma certe posizioni sono in contrasto con il sostegno all’economia reale. Non condividiamo le scelte di Frans Timmermans, quando diventano scelte che rischiano di mettere in difficoltà imprese e agricoltura”. L’attacco, a margine del prevertice del Ppe, tenendo nel mirino la legge sul ripristino della natura. Una norma divenuta terreno di scontro all’interno del Ppe. “Siamo a favore del Green Deal – ha detto Tajani – ma ci sono a volte delle scelte che non possiamo sostenere. Come Ppe abbiamo fermato alcune scelte estremiste e ideologiche che venivano dal commissario Frans Timmermans”.

Nello stesso luogo la scena proprio a Timmermans, quasi un Calimero con il quale se la prendono tutti. Una breve chiacchierata con i giornalisti, la sua, dove “Calimero” dimostra di aver compreso il reale motivo degli attacchi. Nelle mosse del Ppe sulla proposta di regolamento sul ripristino della natura, ha detto, “quello che mi sorprende è che non hanno niente da dire sul contenuto e stanno attaccando solo me”. Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Frans Timmermans strizza l’occhio ai giornalisti: “E che vuol dire, secondo voi, se non hanno niente da dire sul contenuto?”, chiede. Che ci sono le elezioni. “Forse”, replica sorridendo.

Eccole, le elezioni europee 2024. Quelle che hanno trasformato il mite Tajani, mite in Europa e mite in Italia, simbolo delle colombe moderate nel suo partito e nella maggioranza guidata da Giorgia Meloni, in un barricadero.

Quanto alla possibilità che la mozione di rigetto della proposta arrivata dalla commissione Envi sulla legge del ripristino della natura, possa ottenere la maggioranza in plenaria, Timmermans non si era sbilanciato: “Vediamo, non lo so. Stanno lavorando nel Parlamento, ma è il lavoro del Parlamento”. Osservando poi che “se il Consiglio a maggioranza dice che possiamo negoziare su questo punto, perché non fare lo stesso? Guardiamo il contenuto della proposta, non facciamo politica sulle personalità”. E aggiungendo: “Io sono disposto a negoziare con tutti sul contenuto, con tutti, anche con il Ppe. Se non hanno niente sul contenuto, arrivano con queste stupidaggini. Ma anche nel Parlamento Europeo, nel Ppe c’è sostegno su questa proposta, che è anche molto moderata”.

Il motivo del contendere, è ormai chiaro a tutti, non è il dettato della norma che Tajani con altri punta a contrastare in nome della tutela delle imprese aggravate dai possibili costi dell’iniziativa. In ballo è il pacchetto di voti del settore agricolo europeo e italiano, in vista delle prossime Europee.

In questa trama, a rischio l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che fa parte della famiglia politica del Ppe e potrebbe ricandidarsi per un secondo mandato. A rischio la maggioranza cui ha dato il suo nome, con un Ppe spaccato. Proprio mentre Giorgia Meloni studia per entrare nella prossima maggioranza Ue alla testa dei Conservatori. Un gioco sottile di rimando tra Bruxelles e Roma, con l’occhio alle Europee. E ai voti degli agricoltori.


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