Politica

PRIMA PAGINA-Un Paese che non fa figli è senza futuro

di Giuseppe Ariola -


Il crollo delle nascite è un fenomeno che negli ultimi anni ha avuto una preoccupante ascesa e rischia di avere ripercussioni gravi sulla stessa tenuta economica e sociale del paese. Banalmente, il progressivo invecchiamento della popolazione squilibra quel patto generazionale non scritto con conseguenze devastanti sul welfare. Basti pensare ai meccanismi che regolano il sistema pensionistico o la sanità, solo per fare due esempi. Un paese in cui non si fanno figli è un paese che, quindi, si impoverisce da tutti i punti di vista. Sono stati questi i temi principali tratti venerdì scorso nel corso convegno ‘Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro’, in occasione del quale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio. “Il futuro del Paese – ha scritto il Capo dello Stato – si misura sulla capacità di dare risposte alle giovani generazioni. Occorre che le Istituzioni ne prendano coscienza, per attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità”. Tra le principali cause della denatalità, risaltano infatti proprio le paure dei giovani rispetto al futuro, a partire dalla diffusa precarietà lavorativa che fa a pugni con la stabilità economica. Temi affrontati nel corso del convegno anche dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha parlato della necessità di attuare politiche del lavoro e sulla casa tali da favorire la fiducia dei più giovani nel domani. La premier, però, ha anche ammonito, sul fatto che “nessun intervento concreto sarà mai sufficiente se non invertiamo a monte una narrazione per la quale mettere al mondo un bambino è una scelta incompatibile con molte altre”, una visione per la quale avere un figlio comprometterebbe la libertà, la carriera e i sogni. Giorgia Meloni si scaglia quindi senza mezzi termini contro quei “cattivi maestri” secondo i quali “la genitorialità è qualcosa di stantio, un concetto arcaico, patriarcale, da sostituire con altri valori”, senza rendersi conto che “queste tesi surreali rischiano di trascinare l’Italia e l’Europa sull’orlo del precipizio e di indurci a credere che il mito da perseguire sia quello della decrescita felice. Ma la decrescita non è felice mai e se la applichi alla natalità, alla demografia, rischia di compromettere qualsiasi futuro possibile”. Da qui anche l’appello, più volte ripetuto, alle istituzioni comunitarie di darsi da fare, ricordando “gli sforzi importanti fatti dal governo in un anno e mezzo, anche a livello di risorse”, che hanno comportato “benefici indiretti per le famiglie, nel solo 2024, per oltre 16 miliardi”.

Nel ragionamento del capo del governo non è poi mancato un riferimento a quella che è una grave e ancora irrisolta questione femminile, ovvero la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. La premier ha evidenziato quanto sia necessario trovare soluzioni che consentano alle donne di essere contestualmente mamme e lavoratrici, senza essere costrette a rinunciare alla maternità per mantenere la propria occupazione o, al contrario, a lasciare l’attività professionale per poter fare un figlio. Tematica affrontata anche dalla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, che ha ricordato come a tale specifico riguardo “Il primo asse sono i congedi parentali” su cui il governo è intervenuto portando “dal 30% all’80% la copertura di due mensilità”. Il secondo asse, ha aggiunto, è rappresentato dai “servizi socio-educativi per la fascia di età 0-3. L’attuale legge finanziaria ha previsto un rimborso completo per le famiglie con due o più figli a copertura delle rette per gli asili nido”. Infine, il ministro ha spiegato che “l”ultimo piano di questo edificio è ‘abitato’ dal lavoro femminile”, soprattutto quello delle “donne madri”, a favore delle quali “nella legge di stabilità 2024, è stata introdotta in via sperimentale la misura della decontribuzione per le donne con 2 o più figli”.


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