Attualità

IN GIUSTIZIA – Un tassello al diritto delle imprese in crisi

di Francesco Da Riva Grechi -


Il Consiglio dei ministri, lunedì 10 giugno 2024, su proposta del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha approvato un decreto legislativo relativo a disposizioni integrative e correttive del codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, la cui adozione, dal 2019, andava incontro all’esigenza di affrontare le difficoltà delle imprese nell’attuale fase di sviluppo socioeconomico. Accade allora che il mutamento della scenario complessivo faccia emergere, sul piano più strettamente giuridico, categorie e concetti che erano già impliciti nel sistema precedente e che tuttavia assumono nel nuovo contesto un ruolo più accentuato se non addirittura innovativo.
Si tratta di una materia molto tecnica ma credo che sia opportuno informare anche i “non addetti ai lavori”, per l’importanza che ha una disciplina siffatta per il cosidetto traffico giuridico cioè per il mondo degli affari e dei mercati. In pratica, questo “correttivo – ter”, quando vedrà la luce definitiva, servirà a emendare alcuni errori materiali ed aggiornare i riferimenti normativi, nonché a fornire chiarimenti ad alcuni dubbi interpretativi emersi in sede di applicazione del codice. In sintesi le caratteristiche di questo nuovo Codice della Crisi dell’Impresa e dell’Insolvenza sono espressione di una nuova cultura che nasce con il diritto dell’Unione Europea, con l’obiettivo di contribuire al corretto funzionamento del mercato interno nonché eliminare gli ostacoli all’esercizio delle libertà fondamentali, quali la libera circolazione dei capitali e la libertà di stabilimento. Il diritto fallimentare, oggi della crisi, non avrà più alcun significato “punitivo” ma sarà uno strumento di agevolazione per le imprese “sane”, ma in difficoltà finanziarie, affinché possano accedere a strumenti efficaci di ristrutturazione preventiva che consentano loro di continuare a operare. “Impresa sana ma in difficoltà finanziaria” può sembrare una definizione un po’ strana ed infatti proviene dal diritto europeo. In realtà se un impresa è sana significa che può mantenere la sua “continuità aziendale” e ritornare quindi pienamente adeguata alle esigenze del mercato. Infatti, un altro importante aspetto di questa riforma, perfezionata dal Ministro Nordio e già in cantiere da tempo, consiste nel far accedere di nuovo al credito l’imprenditore onesto, attraverso l’adozione di un piano di risanamento omologabile. Quest’ultimo, previsto dalla direttiva cosidetta Insolvency, è uno strumento di regolazione delle crisi che conserva i vantaggi del “concordato preventivo in continuità” ma ne cancella i costi, contemporaneamente abbreviandone i tempi. Ulteriori vantaggi consistono, inoltre, per i debitori insolventi o sovraindebitati, nel poter beneficiare di una seconda opportunità mediante l’esdebitazione, dopo un ragionevole periodo di tempo.
Infine, oltre a svestire i panni del “sanzionatore”, il legislatore ha affiancato all’interesse dei creditori, unici beneficiari delle misure della precedente legge, datata 1942 come il codice civile, anche gli interessi di coloro che concorrono alla mitigazione dei rischi e degli impatti sui diritti umani ed ambientali, compresi quelli derivanti dalle catene del valore, almeno in linea di principio, vale a dire, secondo ragionevolezza, sostenibilità e sussidiarietà.


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