Urso spera nella Ue per combattere il dumping della Cina
Per il ministro l'Europa deve tutelarsi "anche con misure di salvaguardia". I limiti di un possibile intervento
Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso a Bruxelles
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha richiamato a Bruxelles l’urgenza di misure concrete per contrastare il dumping della Cina e di altri Paesi asiatici.
Urso a Bruxelles: Misure contro il dumping
Urso ha parlato durante un punto stampa tenuto a margine di incontri con commissari europei. Lì è tornato su molte merci asiatiche che arrivano in Europa a prezzi inferiori ai costi reali grazie a sussidi di Stato e condizioni produttive non paragonabili a quelle europee.
E ha detto: “L’Europa deve tutelarsi dalla concorrenza sleale, anche con misure di salvaguardia, perché l’invasione di prodotti asiatici rischia di spazzare via imprese e lavoro”. Precisando che l’Unione deve proteggere le filiere strategiche, come quelle delle materie prime critiche e delle tecnologie per la transizione energetica.
Ma il contesto è complesso. Gli Stati Uniti hanno introdotto dazi e restrizioni che limitano l’accesso ai loro mercati. Molti produttori asiatici ora guardano all’Europa come sbocco privilegiato e le aziende europee rischiano di perdere quote di mercato e capacità industriale. L’Italia, in questo scenario, teme un calo di produzione in settori chiave come siderurgia, batterie, componentistica avanzata e rinnovabili.
I limiti di un possibile intervento
I margini di un intervento concreto, però, dipendono dal livello di coesione politica all’interno dell’Unione. Alcuni Paesi membri sostengono da tempo una linea più rigorosa contro il dumping. Altri, invece, temono che dazi e misure restrittive possano aumentare i costi interni, rallentare la transizione verde o danneggiare l’export europeo in Asia. E la Commissione Europea si muove solo quando ottiene un consenso qualificato tra i governi.
Se l’Unione trova una posizione comune, potrà introdurre più rapidamente dazi mirati, rafforzare i controlli doganali, finanziare la produzione locale e tutelare le filiere strategiche.
Se invece – come accaduto finora – prevalgono divisioni, il rischio è un compromesso lento e poco efficace, mentre la pressione della concorrenza internazionale continuerà a crescere.
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