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Usa, colpo di scena Ora Trump gongola e Biden è nei guai per le carte segrete

di Martina Melli -


Se le presidenziali americane si tenessero oggi, sarebbe davvero improbabile che Biden le vincesse.
Dallo scorso 9 gennaio, da quando cioè Cbs ha riportato la notizia, il mondo dei democratici è stato sconquassato dalla scoperta, piuttosto imbarazzante, di una serie di carte top-secret, mal riposte e taciute per mesi.
Alla prima “tranche”, ritrovata in un ex ufficio di quando Sleepy Joe era il vicepresidente di Obama, ne è seguita un’altra, scovata nel garage della sua residenza di Wilmington, nel Delaware.
I casi di Biden e Trump – condannato per frode fiscale and all that jazz – sono nettamente diversi.
Il magnate repubblicano sta sfruttando questa vicenda a suo vantaggio, ripetendo, stile disco rotto, di essere stato perseguitato dall’amministrazione di un Presidente che intende sfidare nel 2024.
Per questo motivo il procuratore generale Merrick B. Garland ha incaricato Robert K. Hur, un procuratore nominato proprio da Trump, di analizzare la gestione dei documenti da parte della squadra di Biden, nel tentativo di tutelare il Dipartimento di Giustizia dalle accuse di partigianeria.
Hur dovrà dunque esaminare “la possibile rimozione e conservazione non autorizzata di documenti classificati o altri documenti scoperti”.
“Siamo fiduciosi che un esame approfondito dimostrerà che questi documenti sono stati inavvertitamente smarriti, e il Presidente e i suoi avvocati hanno agito prontamente dopo aver scoperto questo errore”, ha dichiarato Richard Sauber, un avvocato della Casa Bianca che si sta occupando della questione.
In base all’ordine di Garland, Hur è autorizzato a perseguire qualsiasi crimine derivante dall’inchiesta o a deferire questioni per l’azione penale ad avvocati federali in altre giurisdizioni.
“Condurrò le indagini assegnate con un giudizio equo, imparziale e spassionato”, ha scritto Hur in una nota.
“Intendo analizzare i fatti in modo rapido e completo, senza paura. Onorando la fiducia che è stata riposta in me per svolgere questo servizio”.
Giovedì, il procuratore generale Garland, ha fornito una cronologia dettagliata delle varie omissioni e scoperte dei documenti, da parte del team Biden, degli Archivi Nazionale e del Dipartimento di Giustizia.
Mr President, che in passato ha attaccato duramente l’avversario per questioni di segreti nazionali sbandierati ai quattro venti, deve ora rispondere di accuse altrettanto gravi, che nella più rosea delle ipotesi lo faranno sembrare un uomo ormai troppo anziano per fare politica.
Comunque, Sleepy o non Sleepy, la differenza sostanziale rispetto a Trump, risiede nel fatto che l’attuale capo degli Stati Uniti non si è mai opposto alle richieste di restituzione dei documenti, e li ha prontamente restituiti.
La Casa Bianca, però, per ben due mesi non ha dato comunicazione dell’esistenza di questi fascicoli classificati, aspettando che uscissero prima i risultati finali delle elezioni midterm.
Non solo. Come Chiarito da Garland, l’amministrazione Biden non ha svuotato il sacco tutto in una volta. Il secondo set di documenti, infatti, è stato trovato nel garage di Biden solo a dicembre. E un ulteriore pagina è stata recuperata in una stanza adiacente al garage solo mercoledì notte. Quando giovedì, un giornalista ha chiesto a Biden perché i documenti riservati fossero stati conservati insieme alla sua Corvette, Biden ha risposto: “La mia Corvette è in un garage chiuso. Giusto? Quindi non è che fossero per strada”.
E poi ha continuato: “Ma come ho detto all’inizio di questa settimana, gli americani sanno che prendo sul serio il materiale classificato. Stiamo collaborando pienamente e completamente con la revisione del Dipartimento di Giustizia”.

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