Salute

Vaccini e problemi cardiovascolari: uno studio lancia l’allarme

di Federico Cenci -


Dopo l’inizio della campagna vaccinale anti-Covid aumentate del 25% le chiamate ai pronto soccorso di Israele da parte di giovani e adulti tra 16 e 39 anni

Parlare di possibili effetti collaterali del vaccino anti-Covid è quasi un tabù. Chiunque osi provare a farlo pubblicamente viene gettato nel pentolone dei complottisti. Eppure ieri il tema è emerso a livello scientifico. La rivista Scientific Reports ha pubblicato uno studio di Christopher Sun e Retsef Levi del Massachsetts Institute of Technology e di Eli Jafe del Servizio di medicina di emergenza di Israele. Ne emerge una corrispondenza fra la somministrazione dei vaccini anti-Covid e l’aumento del 25 per cento delle chiamate per problemi cardiovascolari rispetto al periodo prepandemico, da parte di giovani e adulti tra i 16 e i 39 anni. Secondo il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca, come riporta l’Ansa, la novità di questo studio è nel fatto che “si basa su dati del mondo reale, non estrapolati dai trial”.

La ricerca si è basata sulle chiamate giunte ai pronto soccorso di Israele nel periodo tra gennaio e maggio 2021, in seguito a casi di arresto cardiaco e sindrome coronarica acuta, registrate a ritmo settimanale e le cui relative prognosi sono state in seguito verificate. Le segnalazioni sono state suddivise in tre periodi: quello precedente la pandemia di Covid, che comprende parte del 2019 fino a febbraio 2020, quello in cui la pandemia era già iniziata ma non era ancora partita la campagna vaccinale (tra marzo e dicembre 2020), infine il periodo che va da gennaio a maggio 2021, quando in Israele erano partite le somministrazioni dei vaccini anti-Covid a mRna. Ebbene, proprio in questo ultimo periodo, rispetto ai due precedenti, le chiamate ai pronto soccorso da parte di persone tra i 16 e i 39 anni che accusavano problemi cardiovascolari sono aumentate del 25 per cento. Gli autori della ricerca, sulla base di questi dati, sollecitano le autorità sanitarie a considerare la questione e a indagare le possibili cause. “I dati riportati in questa ricerca sono in accordo con quanto finora si è osservato in Germania e in Scozia, come rilevano gli autori del lavoro – osserva Broccolo – È un risultato che dovrebbe sollevare l’attenzione da parte dei medici e dei soggetti vaccinati sui segni clinici riportati nella popolazione della fascia d’età compresa fra 16 e 39 anni”. A proposito di vaccini, stamattina intervenendo a Radio Anch’io il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha confermato che l’autunno prossimo riprenderà campagna vaccinale. Ma con sieri “aggiornati” alle nuove varianti. Ciò significa che i lotti attualmente in giacenza non saranno più utilizzabili nei prossimi mesi.


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