Attualità

A CONTI FATTI – I vecchi lavorano, i giovani aspettano

di Giovanni Vasso -

Una coppia di anziani cammina nel quartiere Prati di Roma, 31 ottobre 2024. ANSA/ALESSANDRO DI MEO (generica, simbolica, anziani, vecchi, inverno)


I vecchi lavorano, i giovani aspettano. L’Italia è il Paese dei paradossi ma se c’è una certezza è che si guadagna sempre meno mentre le fasce di popolazione più anziane detengono buona parte della ricchezza e i giovani attendono solo di ereditare. La fotografia scattata dal Censis è quella di una nazione in cui si vive un boom dell’occupazione ma il Pil non decolla. Dove il turismo scalpita ma l’industria incespica. Dove le tasse sono tra le più alte d’Europa ma i servizi del welfare pubblico non soddisfano nessuno e addirittura per due italiani su tre è solo fonte di spese che pesano troppo sul bilancio familiare. Sempre meno, inoltre, sono i cittadini che credono nel funzionamento della scala sociale. Fatto, questo, confermato dalla circostanza per cui le famiglie dei più anziani sono più ricche mentre i giovani vedono nell’eredità un’opportunità per trovare finalmente un posto nella società. E mentre le prospettive economiche fanno paura, quelle sociali non rassicurano nessuno: quasi il 58% degli italiani teme che con l’immigrazione si importino “stili di vita non confacenti a quello occidentale” mentre la parola futuro, che una volta era sinonimo di speranza, adesso fa rima con guerra o disastro naturale. Quello di cui hanno paura quasi sei italiani su dieci.

La revirgination dell’ingegner Elkann

Dura la vita dell’ingegner Elkann. Dopo aver accettato le dimissioni del Ceo Stellantis Carlos Tavares, dovrà continuare a seguire una ferrea strategia di revirgination. La sua popolarità è sotto zero e per ricostruirla ha già cominciato a far visita alle sue fabbriche. Quelle che Tavares (anche per conto suo e della sua famiglia che ha incamerato tre miliardi di utili) ha praticamente decimato per far alzare i dividendi degli azionisti. Dovrà ricostruire il dialogo con le istituzioni e farlo imponendo la sua visione delle cose: ossia non si piegherà mai, almeno per ora, a farsi “interrogare” dai parlamentari come uno scolaretto qualsiasi.

Ursula von Tafazzi

L’Ue ha deciso di stringere le maglie della pesca. Nel senso che Bruxelles vuole imporre limiti alle quote di pesca nel Mediterraneo. Dopo aver fatto infuriare gli agricoltori di mezz’Europa con il sì al patto del Mercosur grazie al quale il mercato Ue sarà invaso da prodotti del Sudamerica, adesso sono i pescatori sul piede di guerra. Le loro rimostranze sono state accolte e presentate dai governi di Francia, Italia e Spagna che spiegano a von der Leyen che così saranno avvantaggiati i Paesi che esportano in Europa. Insomma, l’Ue continua a farsi del male da sola.    


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