Esteri

Verso una manifestazione per “fermare il massacro a Gaza”

di Redazione -


Il centrosinistra e una rete di associazioni civiche stanno lavorando a una grande manifestazione nazionale per la pace a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di “fermare il massacro” nella Striscia. L’iniziativa nasce sull’onda dell’appello di Marzabotto e punta a una mobilitazione larga e partecipata. Ma il percorso verso una piazza unitaria è tutt’altro che semplice: arrivano già i primi distinguo da Italia Viva, Azione e Più Europa, che chiedono con forza che l’appuntamento non diventi “veicolo di antisemitismo”. Al momento, i contatti tra i vertici di Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra sono continui, ma non è ancora stata fissata una data definitiva. L’ipotesi più accreditata è quella del 7 giugno, nonostante la vicinanza con i referendum, mentre sul luogo resta in pole Roma, anche se Perugia è ancora sul tavolo. Ad annunciare la mobilitazione è stato il Pd, che ha parlato della necessità di un’iniziativa “grande, partecipata, con spirito largo e unitario”. Il leader M5s Giuseppe Conte ha ribadito l’impegno del suo movimento contro “il genocidio in corso a Gaza”, accusando governo e maggioranza di Meloni di “restare seduti” davanti al massacro in corso nella Striscia. Dal centrosinistra, tuttavia, emergono anche alcune cautele. Matteo Renzi (Iv) ha messo in chiaro che “una durissima condanna al governo israeliano” non può tradursi in derive antisioniste o antisemite. Sulla stessa linea Carlo Calenda, che chiede garanzie contro “bandiere di Hamas” o qualsiasi ambiguità antisemita. Più Europa, con Riccardo Magi, si dice disponibile a partecipare, a condizione che si condannino sia “le azioni militari di Israele” sia “quelle di Hamas”. Nel Pd prevale invece la compattezza, con anche l’ala riformista favorevole alla mobilitazione. Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, auspica una partecipazione trasversale, coinvolgendo anche forze del centrodestra per dare “un messaggio molto forte”. Dal fronte di Fratelli d’Italia, però, arrivano critiche. Il capogruppo al Senato, Lucio Malan, accusa l’opposizione di voler applicare “acriticamente” il mandato di arresto internazionale contro Netanyahu, ironizzando sull’idea che l’Italia possa fare da mediatore con una controparte “da individuare”. La data del 7 giugno resta la più probabile, anche se c’è chi intravede l’opportunità di collegarla alla campagna per i referendum. Tuttavia, mancano contatti formali con i comitati. Le alternative, come il 14-15 giugno o il 21, si scontrano con altri eventi già fissati: la marcia da Marzabotto, il Roma Pride e la manifestazione “Stop Rearm Europe”. Il quadro, insomma, resta in evoluzione.


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