Dossier Ai

Meloni mette un miliardo per la via italiana all’intelligenza artificiale

di Giovanni Vasso -


L’Italia si fa la “sua” via all’Ai, l’intelligenza artificiale. La premier Giorgia Meloni ha annunciato l’intenzione del governo di mettere sul piatto fino a un miliardo di euro di investimenti. E, inoltre, Palazzo Chigi punta con decisione a normare l’algoritmo, approvando in tempi ragionevoli, una sorta di regolamento nazionale per fissare paletti legislativi certi all’attività dell’algoritmo. Non è una banalità. L’obiettivo, infatti, sarà quello di evitare che anche per l’Ai si crei quel far west normativo che ha portato alla creazione di un sostanziale oligopolio ad opera dei cosiddetti Over the Top digitali, da Google fino a Meta, che dominano il mercato lasciando poco più delle briciole a concorrenza e agli altri operatori.
La strategia del governo sull’Ai è nelle parole che Giorgia Meloni ha affidato a un videomessaggio. In cui la premier, riconoscendo nell’intelligenza artificiale “la più grande rivoluzione di questo tempo” afferma che, allo stesso tempo, ci troviamo davanti alla “principale sfida che abbiamo davanti, dal punto di vista antropologico, dal punto di vista economico, dal punto vista produttivo e sociale”. Per Meloni, l’Ai: “È una tecnologia che può sprigionare tutto il suo potenziale positivo solo se il suo sviluppo si muoverà in un perimetro di regole etiche che mettano al centro la persona, i suoi diritti e i suoi bisogni”. Da qui, dunque, la necessità di stabilire una mappa normativa per indirizzare la potenza dell’Ai evitandone gli sconquassi: “Questa è la bussola che ha orientato e continuerà a orientare il nostro lavoro, a ogni livello. A partire chiaramente dalla Presidenza del G7”, promette Meloni che rivendica: “L’Italia ha scelto di portare proprio il tema dell’intelligenza artificiale e del suo sviluppo, del suo governo come questione centrale durante la propria presidenza italiana”.
Su quali basi poggerà l’impianto normativo sull’Ai? Le linee guida, elaborate anche grazie ai numerosi incontri che hanno portato la presidenza del consiglio a confrontarsi con alcuni dei protagonisti dell’innovazione tecnologica come Elon Musk e Bill Gates, sono note: dalla tutela dei livelli occupazionali fino alla necessità di tutelare, da un lato, la tenuta democratica del Paese e il bilanciamento tra libertà e diritti costituzionali. La declinazione di questi temi sarà la chiave di volta del progetto. E intanto il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’editoria Alberto Barachini ha dichiarato che “dopo mesi di lavoro si è conclusa la prima fase di studio della Commissione Ia per l’Informazione”. “Ieri – ha spiegato Barachini – ho consegnato la relazione al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a supporto della strategia del Governo per il G7 a presidenza italiana e del disegno di legge annunciato oggi dal premier sull’intelligenza artificiale, che conterrà alcune delle proposte della commissione guidata da Padre Benanti”.
Ma occorre parlare di cifre, di numeri, di risorse. Meloni aggiunge: “Sarà possibile investire un miliardo di euro sull’intelligenza artificiale, sia creando un nuovo fondo di investimento proprio specializzato sulla intelligenza artificiale, sia utilizzando fondi di investimenti che sono già attivi ma che coinvolgono questa tecnologia”. E ciò grazie all’impegno di Cassa Depositi e Prestiti, in particolare di Cdp Venture Capital, la “divisione” della partecipata deputata agli investimenti in ricerca e hi-tech.
Se basterà un miliardo, che rimane una cifra di tutto rispetto, potrà dirlo solo il tempo. Il fatto è che, oltre al software, occorrerà investire in maniera puntuale e precisa anche sull’hardware. L’Europa è ancora vittima di una concorrenza spietata tra Stati membri. E qui torna d’attualità il progetto, fortemente voluto dal governo e in particolare dal ministro all’Industria Adolfo Urso, di fare una sorta di Silicon Valley in Sicilia. Nell’area del Catanese, dove si trovano materie prime decisive (tra cui il silicio) e dove si sono impiantate industrie per la produzione di chip e semiconduttori, tecnologie sempre più decisive e il cui valore strategico, oggi, rischia di superare persino quello del petrolio.


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