Cinema

VISTO DA – Tra cinema e memoria: la prima di Claudio Bisio

di Riccardo Manfredelli -


Il visionario viaggio di tre bambini che vogliono invertire la rotta della Storia: “L’ultima volta che siamo stati bambini”, tratto dall’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei (Edizioni E/O 2018) segna l’esordio dietro la macchina da presa di Claudio Bisio: «Quando con mia moglie Sandra abbiamo acquistato i diritti del libro per farne un film, abbiamo messo sul tappeto i nomi di tre-quattro registi. Poi, vedendomi così entusiasta del progetto, lei mi ha chiesto perché non lo facessi io. Ho accettato solo quando ho trovato i bambini giusti».
Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis e Alessio di Domenicantonio giganteggiano in scena: si sorride tanto e apertamente grazie alla loro naturalezza e spontaneità. Ma la guerra non è un gioco, e la Storia, il dramma della deportazione irrompono spesso fulminei a congelare i loro sguardi pieni di entusiasmo e sogni.
Sul binario a due direzioni che è “L’ultima volta che siamo stati bambini” (sulle tracce dei tre giovani eroi ci sono Suor Agnese e Vittorio, fratello di Italo, esempi plastici di due modi antitetici di nutrirsi del rapporto con gli altri, empatia e sopraffazione) il treno dell’Utopia e quello della Realtà si scontrano violentemente in almeno tre momenti, che messi insieme costruiscono una climax ascendente di dolore, provare il quale è invero ciò che ci rende bambini per l’ultima volta: gli occhi fissi di Italo, Cosimo e Vanda sui cadaveri di due uomini adagiati sul binario che promette di portarli in Germania, la fame che li spinge a tentare una razzia a casa di qualcuno che ha più fame di loro (la fotografia di Italo Petriccione è colma di pietas come le pennellate di Van Gogh su “I mangiatori di Patate”), preparano al finale tragico, scioccante.
Che però, a guardar bene, non è il finale “vero”: perché l’ultima parola spetta sempre a noi, alla nostra capacità di esercitare la Memoria e far sì che la Storia non si ripeta; una missione quotidiana di cui anche il cinema può, anzi deve, assumersi la responsabilità.
Responsabilità che Claudio Bisio condivide idealmente con Roberto Benigni (anche ne “La Vita è bella” si tenta una trasfigurazione del dolore attraverso il gioco) e con Fred Uhlman e John Boyne, autori rispettivamente de “L’amico ritrovato” e “Il bambino con il pigiama a righe”, nei quali l’amicizia diventa sentimento universale, totale, capace di superare persino il più ostinato dei fili spinati.
Uscito al cinema con Medusa Film il 12 ottobre 2023, a pochi giorni dall’ottantesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, “L’ultima volta che siamo stati bambini” ha ricevuto anche il plauso della Senatrice a vita Liliana Segre che ha lodato il Bisio-regista per la sensibilità con cui ha reso «l’innocenza e la freschezza dei bambini, capace di offuscare la tragedia che c’è sullo sfondo».


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