Cultura & Spettacolo

Vittorio Vaccaro: La mia cucina di casa che racconta storie in tv riapre i battenti

di Nicola Santini -


Torna A casa cucina papà, un cooking show innovativo in cui Vaccaro, siciliano di nascita ma lombardo di adozione, cucina anche e soprattutto con “ingredienti” del tutto originali: la sua famiglia, il suo amato sax, l’autenticità dei sapori e la magia dei ricordi.
Il programma, prodotto da Jumpcutmedia per Warner Bros. Discovery, scritto da Luigi Miliucci e Tommaso Martinelli, con la regia di Alessandro Valbonesi, approda ogni domenica, a partire dal 9 luglio, alle 17:40 su Food Network.

Che effetto ti fa tornare al timone di A casa cucina papà?
Sono molto legato a questo programma, è quello che mi ha dato il coraggio di cambiare vesti, di raccontarmi anche attraverso una delle mie più grandi passioni: la cucina. In fondo se ci si pensa, non è facile dopo più di vent’anni di carriera come attore, virare su altro. Le paure erano tante, lasciare il certo per l’incerto, pensare di fallire, ricominciare da zero.
Quali sono le novità di questa nuova edizione?
Abbiamo lavorato su un’edizione più curiosa e ricca, dove i piatti sono accompagnati sempre da aneddoti e storie sugli alimenti utilizzati, oltre che da alcuni momenti di ironia genuina. Ma credo che la novità più interessante sia la presenza di mia figlia, Giulia, che ha dodici anni, di Rebecca, diciotto anni, e Luce, undici anni, figlie della mia compagna, che a volte piombano in cucina a mettere le mani in pasta assieme a me.
Come definiresti la tua filosofia di cucina?
Facile e ripetibile. Sono piatti semplici che tutti a casa possono riprodurre, sono ricette della tradizione italiana, con un pizzico di fantasia che strizzano l’occhio alla contemporaneità. Si può stupire con poco. Innanzi tutto l’impiattamento, che dà il senso del gusto prima ancora di mangiare, per questo è un aspetto che mi piace curare. Poi con sapori puliti e non artefatti. Non faccio una cucina pesante, cerco di arrivare al sapore sfruttando quello che mi regala il prodotto.
Il mondo del food è parecchio inflazionato in televisione. Che cosa rende questo tema così appetibile agli occhi dei telespettatori e in che cosa si distingue il format che ti vede protagonista dai tanti cooking show che affollano i palinsesti televisivi?
Ho la capacità di ficcarmi sempre nei campi già inflazionati, ma me ne accorgo dopo o magari appena inizio una cosa arriva, puntualmente, il boom di quella determinata situazione in cui mi sono infilato. Il food è un esempio. Lo faccio, però, con spirito creativo, cercando una strada originale ma soprattutto personale. È vero che si tratta di un programma dove si insegnano delle ricette ma lo si fa a mio avviso con una buona dose di spettacolo. Possono vederlo e apprezzarlo gli appassionati di cucina come chi non lo è, si divertirebbero allo stesso modo. A casa cucina papà è spettacolo.
Sei siciliano di nascita ma lombardo di adozione, quali sono i prodotti tipici di queste due terre che impieghi di più nei tuoi piatti?
Amo far incontrare i sapori e i prodotti della zona dove vivo, per cui dalla Sicilia mi porto i profumi, le spezie, l’olio, gli agrumi. Della Lombardia, invece, utilizzo i formaggi, le carni, la tantissima varietà di verdure che possiede e che ho scoperto anch’io negli anni.
Immagina di lasciare un piccolo tesoro ai posteri, una sorta di scatola del tempo che racchiuda l’essenza della cucina tricolore. Quali sono i tre alimenti che chiuderesti in questa box e che secondo te anche tra cento anni potrebbero dare l’idea dell’eccellenza della tradizione culinaria italiana?
Senza ombra di dubbio la pasta. Basta olio, aglio e parmigiano e hai fatto un piatto straordinario. Il riso, per la sua estrema versatilità, lo si può utilizzare come accompagnamento, o farci un risotto, o dei dolci di riso o i miei amati arancini. Per finire, il pane, come quello che fa mio padre, con il lievito madre, con una farina antica macinata a pietra e tanto amore.
Se fossi un piatto quale saresti?
L’uovo alla coque. Mi ricorda quando ero piccolo, me lo faceva mio nonno Vittorio con quelli che lui chiamava i soldatini, ossia pezzi di pane tagliato a listarelle, da bagnare nel rosso d’uovo. Ricordi indelebili.


Torna alle notizie in home