Esteri

Washington – Cuba: riparte il dialogo

Biden allenta le misure restrittive volute da Trump

di CdG -


La Casa Bianca ha riavviato i rapporti con Cuba. Riprendendo il percorso tracciato da Obama, infatti, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha recentemente dichiarato di voler moderare le sanzioni messe in campo dal suo predecessore.
Facendo un piccolo passo indietro, vale la pena accennare, in estrema sintesi, a come gli ultimi presidenti americani si sono approcciati alla questione. Barak Obama è stato decisamente “aperturista”: nel 2016, infatti, è andato in visita ufficiale a L’Avana, primo leader statunitense a farlo dopo quasi 90 anni di tensioni. Questo fatto ha contribuito, insieme ad una successiva serie di iniziative, ad avviare un percorso di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.
Quanto invece a Donald Trump, pur avendo mantenuto aperti alcuni canali di comunicazione tra i due Paesi, ha impostato la linea in senso decisamente restrittivo, avendo la sua presidenza emanato oltre 100 provvedimenti (tra essi quelli aventi ad oggetto limitazioni alle rimesse, proibizione di effettuare crociere turistiche e voli commerciali, divieto di fare affari con organi vincolati al potere militare alla guida dell’isola caraibica) finalizzati appunto alla limitazione dei rapporti tra Washington e L’Avana.
Tornando a Biden, il presidente ha nelle scorse ore deciso di ripristinare i voli commerciali con Cuba, di reintrodurre il programma di riunificazione familiare del 2007 poi cancellato, di eliminare sia le restrizioni sull’invio di denaro da parte dei cubani residenti negli USA alle loro famiglie rimaste sull’isola, sia le limitazioni ai viaggi e al rilascio di visti.
In una nota sulla questione il Dipartimento di Stato Usa ha sottolineato che “con queste azioni puntiamo a supportare le aspirazioni dei cubani alla libertà e a maggiori opportunità economiche, perché possano condurre un’esistenza soddisfacente in patria”. Tutto questo anche perché “Cuba sta affrontando una crisi umanitaria senza precedenti e la nostra politica continuerà a concentrarsi sul rafforzamento del popolo cubano per aiutarlo a creare un futuro libero dalla repressione e dalla sofferenza economica”. Inoltre, si legge ancora nel comunicato, “continuiamo a chiedere al governo cubano di rilasciare immediatamente i prigionieri politici” e “di rispettare le libertà fondamentali del popolo cubano”.
Piuttosto fredda la risposta del governo di L’Avana, che per bocca del ministro degli Esteri ha parlato di “un piccolo passo nella giusta direzione”. Bruno Rodriguez ha poi espresso rammarico per il fatto che tra le misure promosse dall’amministrazione Biden non ci sia anche l’eliminazione dell’embargo economico, in essere dal 1962. “La decisione” americana “non modifica il blocco, l’inclusione fraudolenta nella lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo e la maggior parte delle misure coercitive di massima pressione di Trump che ancora colpiscono il popolo cubano” si legge in un tweet del capo della diplomazia cubana, che ha poi anche rimproverato agli USA di non aver “cambiato né gli obiettivi né gli strumenti principali della loro politica fallimentare contro Cuba”.
C’è però anche, seppure minimo, un apprezzamento sulle recenti evoluzioni. Il governo cubano ha infatti sottolineato che la decisione americana “risponde anche alle richieste della società statunitense e dei cubani che vivono in quel Paese”, ribadendo infine che L’Avana è aperta ai rapporti con Washington.
Sul rinnovato dialogo, comunque, resta l’ombra funesta di Guantanamo, la prigione-lager statunitense in territorio cubano, buco nero dei diritti umani e, come la definisce Amnesty international, “gulag moderno” in cui da oltre vent’anni si consuma ogni tipo di tortura. Questione, quella del futuro del supercarcere, che entrambe le parti non risulta abbiano ancora affrontato. Comprensibilmente, perché rischia di far saltare un equilibrio come si è visto ancora molto precario.


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