Esteri

 Zero Covid? No, zero dati Il governo nasconde i numeri sui decessi e la Cina torna a tremare

di Martina Melli -


 

Non sappiamo bene cosa stia succedendo in Cina. Da domenica, la National Health Commission (NHC) ha smesso di pubblicare i dati giornalieri sul Covid-19. Dopo l’allentamento delle rigide restrizioni della politica “Zero covid”, c’è stato un boom di contagi e una seria messa in discussione dell’affidabilità delle cifre riportate a livello nazionale.
Da ora in poi, “Le informazioni rilevanti sul Covid, saranno pubblicate dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie per riferimento e ricerca”, ha affermato la commissione in una dichiarazione, senza specificare i motivi del cambiamento o la frequenza con cui il China CDC aggiornerà il pubblico con i nuovi dati sul virus. Nonostante l’ondata record di infezioni, per quattro giorni consecutivi prima di interrompere il rilascio dei dati, il centro non ha segnalato alcun decesso legato al virus, in tutto il Paese.
A partire da metà dicembre, la Cina ha iniziato a considerare morti per covid, solo quelle causate da polmonite da virus o dovute a insufficienza respiratoria. Da ancora più tempo invece, la Commissione sanitaria nazionale ha smesso di segnalare le infezioni asintomatiche, rendendo più difficile il monitoraggio dei casi. Ufficialmente, la Cina ha riportato meno di 10 decessi da Covid nelle ultime due settimane, e contemporaneamente, un aumento della domanda dei crematori.
Questo dato è stato interpretato come una prova che il vero bilancio delle vittime sia molto più alto.
Lo Zhejiang è tra le poche aree a stimare i recenti picchi di infezioni, compresi i casi asintomatici. Le richieste giornaliere al centro di emergenza nella capitale, Hangzhou, sono più che triplicate rispetto allo scorso anno, ha riferito domenica la televisione di stato.
L’Oms non ha ricevuto dati dalla Cina sui nuovi ricoveri da quando Pechino ha allentato le sue restrizioni. La mancanza di trasparenza ha reso difficile il monitoraggio della portata di questo recente focolaio, ed è per questo, che la scorsa settimana l’Oms ha avvertito che la Cina potrebbe avere difficoltà a tenere il conteggio delle infezioni (o che lo stia nascondendo deliberatamente).
Secondo la società britannica di dati sulla salute Airfinity, la Cina, nelle ultime settimane, ha registrato più di un milione di infezioni e 5.000 morti al giorno.
Le città di Qingdao e Dongguan hanno recentemente stimato decine di migliaia di infezioni giornaliere da COVID, molto più alte del bilancio giornaliero nazionale senza casi asintomatici.
Venerdì, un funzionario della sanità locale a Qingdao ha riferito che la città registrava “tra 490.000 e 530.000” nuovi casi quotidiani. Il rapporto è stato condiviso da diversi altri organi di stampa, ma sembra essere stato modificato sabato mattina per rimuovere le cifre del caso.
La città orientale di Suzhou ha dichiarato che sabato scorso la sua linea di emergenza ha ricevuto un record di 7.233 chiamate giovedì. Quello che sappiamo con certezza, è che il sistema sanitario nazionale è stato messo a dura prova e risulta tutt’ora in grave difficoltà: gli ospedali sono pieni, in particolare le terapie intensive e i pronto soccorso. La situazione si fa allarmante mano mano che ci si avvicina al capodanno lunare a gennaio, quando un gran numero di persone viaggerà attraverso il Paese e i contagi si triplicheranno. “La Cina sta entrando nelle settimane più pericolose della pandemia”, ha affermato una nota di ricerca di Capital Economics. “Le autorità non stanno facendo quasi nessuno sforzo ora per rallentare la diffusione delle infezioni e, con l’inizio della migrazione prima del capodanno, tutte le zone della Cina che non sono attualmente coinvolte in una grande ondata di Covid, lo saranno presto”.


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