Politica

Il Pd si attacca alla Russia ma il vero caso è Israele

Sempre più in preda alla disperazione per i sondaggi che prevedono una larga sconfitta della coalizione di centrosinistra, il segretario del Pd Enrico Letta e il leader di Impegno Civico Luigi Di Maio continuano a spostare l’attenzione sulle frasi di Medvedev ma devono fare i conti con la bufera scatenata dalle parole su Israele pronunciate dal candidato dem La Regina, che provoncano l’irritazione della comunità ebraica.

di Edoardo Sirignano -


Di Maio e Letta disperati continuano a spostare l’attenzione sulle frasi di Medvedev ma è bufera sulle parole del candidato dem La Regina. Insorge la comunità ebraica.

Il Pd e Di Maio si attaccano alla Russia, ma il vero caso è Israele. Scoppia la bufera su Raffaele La Regina. Il quotidiano “Il Giornale” riprende un post Facebook e un commento Twitter del candidato dem dove viene negata appunto l’esistenza dello Stato. Non basta la difesa dell’aspirante parlamentare, che in conferenza stampa, chiede “scusa” e parla di “meme rilanciato in modo distratto e superficiale in un gruppo privato” a placare l’ira della comunità ebraica di Roma: “Candidare i giovani in Parlamento – dichiara Ruth Dureghello – è una scelta di valore, soprattutto se portano valori e idee innovative. Se bisogna, però, leggere tesi di odio che negano il diritto d’Israele a esistere allora abbiamo un grande problema”.
Non utilizza giri di parole neanche il leader della Lega Matteo Salvini per cui “non si può pensare di cancellare dalla cartine geografiche un modello di democrazia, innovazione, integrazione e libertà”. Sulla stessa linea d’onda Fratelli d’Italia. “Letta ha l’esigenza – commenta il senatore Giovanbattista Fazzolari – di accontentare la vasta area di antisemitismo presente nel Pd. Spregiudicatezza inaccettabile che marginalizza l’Italia nel contesto occidentale”.

La vera sorpresa nella vicenda La Regina, però, è il silenzio della sinistra. Pd e compagni provano a sviare la crisi scatenata dal capolista in Basilicata ritornando, ancora una volta, sul conflitto in Ucraina. Letta e Di Maio così tengono sotto il tappetto le proprie ansie rispetto a una campagna elettorale tutta in salita. Il numero uno dei dem, dopo le epurazioni renziani e le moglie candidate, ha la rubrica del telefono stracolma di messaggi, mentre il secondo teme addirittura di restare sul divano di casa per i prossimi cinque anni. Secondo voci di palazzo, il ministro degli Esteri, allo stato, sarebbe senza uninominale. Ciò vuol dire che aumentano e non poco le possibilità di vederlo fuori dai banchi del Parlamento. I quattro collegi in cui correrà al proporzionale, tutto garantiscono, tranne che sicurezza. Diversi i fedelissimi che starebbero già pensando di abbandonare la nave di Impegno Civico, che secondo quanto circola in alcune chat “certamente affonderà”.

Ecco perché il titolare della Farnesina prova a distrarre l’attenzione, tornando sulla guerra e avviando un botta e risposta con Matteo Salvini, suo alleato ai tempi del Conte 1: “È stato Putin a dirti che non ci saranno influenze sulle nostre elezioni? I tuoi contatti sono evidenti. Penso a quando volevi farti pagare il viaggio a Mosca in rubli dall’ambasciata o a quando i tuoi uomini avevano contatti con esponenti russi. La timidezza nel prendere le distanze dalle gravi minacce ti rende complice di queste ingerenze”.

Linea dura vicondivisa dal segretario dei democratici, che chiede al Carroccio “di sciogliere il patto con la Russia Unita dopo le parole del vicepresidente del consiglio di sicurezza Dmitri Medvedev”, ma anche dall’ex compagno di avventure Giuseppe Conte per cui “gli italiani non devono prendere lezioni e consigli da nessuno, tanto meno da chi si è reso protagonista di guerra e condotte che violano i più elementari diritti umani”.

A tali bordate, però, non ci sta il numero uno della Lega, che sollecitato dai giornalisti, replica: “Non vado in Russia da anni e non ho contatti con politici del luogo. Mi occupo di Italia. Spero che la sinistra non passi trenta giorni a parlare di altro, di marziani o di insulti. Se veramente a quelle latitudini c’è qualcuno che pensa che i Paesi stranieri possano condizionare il voto, manca di rispetto agli italiani. Il 25 settembre sceglieranno operai, casalinghe, studenti e pensionati con la loro testa. Al governo, ben prima di me, qualcuno che ha fatto affari e accordi commerciali con Mosca e penso proprio a chi oggi mi attacca”.

A chiudere definitivamente i ponti con l’ormai ex amico Putin è anche il Cav. Silvio Berlusconi, senza giri di parole, ritiene la Russia “inaffidabile”, rompendo così ogni legame con il Cremlino.


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