Attualità

Evasioni, sequestri e suicidi in cella: carceri italiane alla conta delle tragedie

di Luca Giarrusso -


Continuano le problematiche all’interno delle carceri italiane: disordini e danni a Terni e Spoleto. A Roma una evasione durata 48 ore, a Teramo sequestrati mezzo chilo di stupefacenti e a Campobasso il suicidio di un detenuto.

Tornano a parlare i segretari del SAPPE sulle strutture inadeguate, la carenza di personale, la mancanza di idonei dispositivi di sicurezza, il sovraffollamento delle carceri e la richiesta di espulsione per i detenuti stranieri. In Umbria, all’interno delle carceri di Terni e Spoleto, nelle scorse ore sono scoppiate delle violente rivolte, soprattutto da parte di detenuti stranieri. Per futili motivi sono stati causati diversi danni e incendi alle strutture nonché aggressioni, con lancio di oggetti, verso gli agenti di polizia penitenziaria i quali sono dovuti intervenire con gli idranti per domare gli incendi ma anche la rivolta.

La situazione è stata per ore molto grave” denuncia Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Purtroppo, ancora una volta, il grido d’allarme lanciato dal SAPPE rimane inascoltato da un’amministrazione regionale sempre più distante e assente. Non a caso, buona parte dei gravi eventi vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Firenze. Insomma, l’Umbria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale della Toscana e questo è inaccettabile! Per questo auspichiamo che la riapertura a Perugia del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria dell’Umbria avvenga in tempi rapidi”.

Il segretario generale del SAPPE Donato Capece giudica la condotta dei detenuti violenti “irresponsabile e gravissima, chi aggredisce un poliziotto aggredisce lo Stato e la risposta deve allora essere ferma ed immediata. Anche riaprendo carceri nelle isole come Pianosa. La popolazione carceraria nazionale attuale è composta per un 30% di detenuti in attesa di giudizio; 30% di detenuti extracomunitari e un 20% di tossicodipendenti”. Il segretario nazionale conclude ricordando che “il SAPPE da decenni chiede l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro le pene nelle loro carceri, ma anche la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichici, sempre più numerosi nel circuito detentivo ordinario”.

A Roma, un detenuto del carcere di Regina Coeli è evaso mentre era stato accompagnato all’ospedale Santo Spirito per una visita ambulatoriale. Una fuga durata 48 ore e di nuovo arrestato per furto presso un esercente in zona Cinecittà.

Per Maurizio Somma, segretario per il Lazio del SAPPE, è stato un attimo: “L’uomo, 46 anni, pugliese di Mesagne, in attesa di primo giudizio per rapina, era stato accompagnato in ospedale per una visita ambulatoriale ed è proditoriamente fuggito, l’episodio è emblematico per comprendere i rischi derivanti dai facili ricoveri cosiddetti a vista nonché dal pericolo dell’utilizzo illecito dei cellulari nell’ambito penitenziario. Davvero era necessario visitarlo in ospedale?”. Sul caso è intervenuto anche il segretario nazionale del sindacato, Donato Capece il quale senza mezze misure ha puntato il dito su quello che è il vecchio trucco del malore: “Riteniamo che sia necessario rivedere il sistema sanitario: a nostro avviso riteniamo una certa facilità d’invio di detenuti verso le strutture sanitarie pubbliche. Troppi casi di invio in codice rosso poi ritenuti non di carattere d’urgenza”.

Il giorno prima a Teramo, gli agenti della polizia penitenziaria addetti al casellario della casa circondariale hanno condotto una operazione che ha portato al sequestro di 500 grammi di hascisc e 50 grammi di cocaina, celati all’interno di due pacchi postali diretti a due detenuti nel carcere di Castrogno. La notizia è stata resa nota dal segretario provinciale del SAPPE, Giuseppe Pallini. “Nell’ultimo periodo numerosi sono stati i tentativi con lo stesso stratagemma di far entrare droga – spiega Pallini – ancora una volta la professionalità dei baschi azzurri ha impedito il tentativo criminoso. Nei controlli di routine all’interno dei reparti detentivi sono stati rinvenuti anche due telefoni cellulari e altra sostanza stupefacente. Il SAPPE – conclude Pallini – sollecita un riconoscimento premiale e ripropone all’amministrazione di procedere con l’urgente assegnazione in pianta stabile presso la casa circondariale di un presidio di unità cinofila per il contrasto alle droghe e l’implementazione dell’organico di polizia carente di 70 unità a fronte di un sovraffollamento carcerario di oltre 200 detenuti che fa di Teramo uno degli più sovraffollati d’Italia”.

Per Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria: “Si tratta di un fenomeno sempre più in crescita quello dei tentativi di introduzione di telefonini e sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena. si deve fare di più per gli appartenenti alla polizia penitenziaria: potenziando formazione ed aggiornamento professionale e dotandoli degli strumenti tecnologici utili a contrastare l’indebito tentativo di introdurre droga e telefonini in carcere. Penso, ad esempio, all’acquisto ed alla dotazione, per ogni carcere del Lazio e della Nazione, dei sofisticati Body Scanner (già in uso negli aeroporti) che possono identificare con notevole precisione qualsiasi oggetto nascosto illegale o potenzialmente pericoloso come oggetti in ferro, ceramica, legno, armi di qualsiasi tipo e ordigni, ovuli di droga o altri oggetti nello stomaco, dispositivi elettronici ed inneschi. Investire in sicurezza vuol dire garantire prevenzione sociale”.

Nel carcere di Campobasso si è, invece, verificato il suicidio di un detenuto. Il terzo evento in Italia in sole 24 ore. Sul caso è intervenuto Matteo Del Re, segretario per il Molise del sindacato: “Purtroppo, anche in Molise, si è verificato un suicidio (un detenuto italiano di circa 60 anni con problemi psichiatrici) nel carcere di Campobasso, il terzo in 24 ore insieme ad altri due casi uno in Sardegna ed un altro in Campania. Una vera sconfitta per lo Stato – prosegue Del Re – che non garantisce in primis una adeguata assistenza sanitaria, soprattutto per i soggetti psichiatrici, poi ci si mette un eccessivo sovraffollamento di detenuti (la casa circondariale di Campobasso, a fronte di una capienza di 84 posti, attualmente ospita circa 180 detenuti) e poi si aggiunge una gravissima carenza di personale di polizia penitenziaria e per finire servizi igienici sanitari e spazi inadeguati comprimano ancora di più la vivibilità, sia per i detenuti sia per gli operatori che ci lavorano, in un istituto come quello di Campobasso, vecchio e obsoleto di oltre due secoli. Esprimiamo innanzitutto il nostro profondo cordoglio per la perdita di un a vita umana. È sempre doloroso, per chi lavora nel mondo penitenziario, trovarsi di fronte a simili tragedie che lasciano un senso di impotenza e di profonda amarezza. Ma ancora una volta, siamo costretti a sottolineare quanto la questione del disagio psichico e del rischio suicidario all’interno degli istituti penitenziari rappresenti una vera emergenza nazionale Non possiamo più limitarci alla conta delle tragedie. Occorre un cambio di passo concreto e immediato, non si può parlare di sistema penitenziario senza tutelare realmente la dignità e la sicurezza, tanto dei detenuti quanto del personale che ogni giorno vi lavora”.


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