Sanità e appalti: ecco come funziona la “macchina” che trasforma la salute in business
Gli appalti pubblici in Italia valgono 271,8 miliardi di euro nel 2024: la sanità ne rappresenta una fetta consistente e l’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, l’ha inserita tra i settori prioritari per i controlli del 2025. Tradotto, l’ANAC è il cane da guardia degli appalti pubblici. Controlla che le gare si svolgano regolarmente, sanziona chi bara, gestisce la Banca Dati dei Contratti Pubblici dove finiscono tutti i dati delle procedure sopra i 40mila euro.
Dal 2014 ha acquisito poteri più incisivi, come quello di commissariare imprese coinvolte in gravi irregolarità. Le ragioni di questa attenzione sono evidenti. Numerose inchieste, dalle intercettazioni di Catanzaro ai 130 milioni di euro coinvolti nel caso siciliano, rivelano una manipolazione sistematica delle gare. Un fenomeno che si è evoluto negli ultimi dieci anni. I metodi per aggirare le gare pubbliche sono collaudati. Il primo è lo spezzettamento: contratti unitari vengono divisi artificialmente in lotti più piccoli per rimanere sotto le soglie che impongono procedure competitive. Un ospedale che deve acquistare apparecchiature per 200mila euro le divide in cinque contratti da 40mila, affidandoli tutti allo stesso fornitore senza gara.
Gli affidamenti diretti sono il secondo strumento. La soglia di 40mila euro per servizi e forniture permette di operare senza concorrenza. Il trucco è ripetere contratti con lo stesso soggetto, spesso utilizzando diverse unità operative della stessa azienda sanitaria. Le proroghe rappresentano il terzo canale. Contratti scaduti vengono rinnovati automaticamente, spesso oltre i limiti consentiti dalla legge, evitando nuove procedure competitive. Le giustificazioni sono sempre le stesse: urgenza sanitaria, specificità tecniche, continuità assistenziale. La Banca dati ANAC registra solo le procedure sopra i 40mila euro, ma lo fa con ritardi sistematici e una qualità delle informazioni spesso disomogenea.
Sotto questa soglia, che rappresenta la maggioranza numerica degli affidamenti sanitari, la trasparenza è praticamente assente. Il risultato è un mercato frammentato dove i grandi fornitori riescono a posizionarsi su più livelli: partecipano alle gare CONSIP per legittimare i prezzi, poi ottengono affidamenti diretti locali a condizioni più vantaggiose. A luglio 2024 la Guardia di Finanza ha arrestato dirigenti sanitari e universitari a Catanzaro. Le intercettazioni documentano conversazioni esplicite sulla manipolazione delle gare. Commissioni pilotate, bandi costruiti su misura, appalti da oltre 33 milioni di euro sotto controllo.
L’inchiesta “Sartoria” ha inizialmente coinvolto 37 indagati, saliti a 46 nella chiusura indagini dell’aprile 2025. Le telefonate intercettate mostrano la quotidianità del sistema. Informazioni riservate sui bandi vengono scambiate con facilità, i vincitori sono decisi in anticipo, le valutazioni tecniche sono concordate prima ancora che le gare siano pubblicate. Il linguaggio è diretto, senza eufemismi. L’inchiesta ha coinvolto anche i concorsi pubblici per le assunzioni, dimostrando come il controllo delle procedure si estenda oltre gli appalti di beni e servizi. A giugno 2025 la Procura di Palermo ha smantellato un gruppo criminale che controllava gli appalti per apparecchiature biomediche in diverse ASP siciliane.
Due arresti, quindici indagati, 130 milioni di euro di appalti pubblici. Il sistema prevedeva la costituzione di un gruppo organizzato che operava su più aziende sanitarie. Le modalità includevano fatture per operazioni inesistenti, controllo sistematico delle procedure di gara, spartizione degli affidamenti. I reati contestati sono corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, emissione e utilizzo di fatture false.
La digitalizzazione della sanità ha aperto nuovi fronti alla corruzione. Sistemi informatici ospedalieri, telemedicina, intelligenza artificiale diagnostica e cybersecurity rappresentano settori dove la complessità tecnica viene utilizzata per limitare la concorrenza. Il vendor lock-in, cioè la dipendenza da un fornitore unico, è una pratica comune in sanità. Chi installa per primo un sistema informatico si assicura anche tutti gli aggiornamenti futuri, con la scusa della compatibilità tecnica. La corruzione negli appalti genera sovrapprezzi stimati tra il 15% e il 30% rispetto ai valori di mercato. Significa che su 100 milioni di euro di appalti, tra 15 e 30 milioni vanno sprecati. Oltre al danno economico diretto, ci sono i costi indiretti: beni di qualità inferiore, apparecchiature da sostituire prima del tempo, contenziosi legali, interruzioni dei servizi, procedimenti di revoca.
L’impatto sulla qualità dell’assistenza è diretto e misurabile. Nel 2024, i ritardi nell’acquisizione di nuove tecnologie dovuti a procedure manipolate hanno allungato i tempi di diagnosi oncologica di 23 giorni in media. In alcune strutture coinvolte nelle inchieste, dispositivi medici di scarsa qualità hanno causato un aumento del 12% nelle infezioni post-operatorie. Le risorse sottratte dalla corruzione sono cure negate ai pazienti. Ogni milione di euro sprecato corrisponde a circa 50 interventi chirurgici in meno o 200 esami diagnostici non effettuati. Con la delibera 61/2025, l’ANAC ha adottato una nuova direttiva di vigilanza per il 2025, individuando settori e soggetti a rischio corruzione. Il piano si basa sulle criticità emerse nel 2024 e prevede controlli mirati su sanità, appalti pubblici, PNRR, servizi e forniture.
Nel mirino ci sono soprattutto gli incarichi dirigenziali negli enti sanitari non legati alla dirigenza medica, con particolare attenzione ai conflitti di interesse e al fenomeno del “pantouflage”, cioè il passaggio diretto da incarichi pubblici a consulenze o contratti con la stessa amministrazione. Significa che i controlli si concentreranno su direttori amministrativi, responsabili degli acquisti e dirigenti tecnici, cioè chi decide effettivamente sui contratti. L’ANAC controllerà anche gli affidamenti con somma urgenza e le criticità nell’esecuzione degli appalti, specie nelle grandi opere e nel PNRR. Un aspetto cruciale perché spesso l’urgenza viene utilizzata come scusa per aggirare le procedure competitive. Particolare attenzione sarà dedicata ai contratti di servizi e forniture nei settori della ristorazione, pulizia e sanificazione, facility management degli immobili, guardiania e vigilanza armata, trasporto scolastico e servizi sociosanitari di assistenza alla persona. In questi ambiti, infatti, “si è spesso riscontrata una carenza di controlli, da parte delle stazioni appaltanti, sulla corretta esecuzione”. La novità più significativa riguarda il pantouflage.
Nel novembre 2024, l’ANAC ha emanato specifiche Linee Guida che lo vietano. Il divieto dura tre anni, ma finora poteva essere aggirato tramite consulenze o contratti indiretti. Il Pnrr porta nuovi investimenti nella sanità, ma anche nuovi rischi, finiti nel mirino della vigilanza ANAC per il 2025. I tempi accelerati imposti dall’Europa potrebbero essere utilizzati per giustificare procedure meno trasparenti, mentre l’Autorità punterà sui “contratti di esecuzione” concentrandosi sulle frodi. I dati del biennio 2024-2025 confermano che la corruzione negli appalti sanitari non è un fenomeno episodico, ma sistemico. Le tecniche sono consolidate, i soggetti coinvolti operano con metodi collaudati e le giustificazioni si ripetono sempre uguali.
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