“Valutare in modo equo il valore degli immobili all’asta”. Intervista al senatore Sallemi
Velocizzare i tempi alle volte biblici della vendita degli immobili finiti all’asta e, allo stesso tempo, assicurare che la loro valutazione sia quanto più possibile oggettiva. È questo, in sintesi, l’obiettivo di un provvedimento presentato dal senatore Salvatore Sallemi di Fratelli d’Italia approvato martedì dall’aula del Senato.
Senatore Sallemi, in cosa consiste la sua iniziativa?
“Il disegno di legge contiene delle norme che puntano a garantire e a uniformare la valutazione degli immobili espropriati e a impedire ogni forma non ufficiale di pubblicità delle vendite giudiziarie. Adesso il provvedimento passerà alla Camera in seconda lettura e siamo fiduciosi su una sua rapida approvazione anche da parte dell’altro ramo del Parlamento. È un testo che nasce dal mio territorio, dalla provincia di Ragusa, da Vittoria, che è la città nella quale vivo, dove il numero delle aste giudiziarie è arrivato a livelli apocalittici. È un segnale che si dà, tentando di fare in modo che l’immobile venga sempre valutato in maniera equa, cosa non scontata oggi. Invece, con questa riforma costringiamo il consulente tecnico a rifarsi a dei parametri di valutazione nazionali e internazionali prestabiliti, dai quali non si può dissociare né sopravvalutando il valore dell’immobile né sottovalutandolo”.
A proposito dei CTU, questa proposta nasce anche dal presupposto che le loro valutazioni non siano sempre trasparenti?
“Esatto, il tema è proprio questo. Quello che si vuole fare è ridurre il più possibile la discrezionalità del consulente tecnico nominato dal Tribunale. Quando le nuove norme saranno in vigore, sarà garantita una valutazione equa dell’immobile. È un piccolo passo verso quella che è la riforma del processo di esecuzione che è necessaria fare e compiere perché è un problema che attanaglia tantissime realtà. Anche perché non tutti gli immobili sono uguali e non tutti si trovano nello stesso territorio. Allo stesso modo, non tutti i consulenti tecnici sono uguali. Molte volte un immobile può essere sopravvalutato per indurre un non acquisto alla prima asta a cui poi consegue un ribasso nella seconda e quindi una svalutazione dell’immobile. Quello che noi vogliamo fare è limitare la possibilità e la discrezionalità del consulente e rimettere nelle mani del giudice la possibilità di dire come deve essere effettuata la valutazione dell’immobile”.
Una minore discrezionalità dei CTU si traduce in meno contestazioni da parte dei tecnici di parte e, quindi, in una velocizzazione dei processi?
“Precisamente, perché in presenza di una valutazione equa non c’è motivo di procedere con delle contestazioni. Più la valutazione dell’immobile sarà correlata alla realtà, più veloce sarà l’esecuzione e si avrà meno riduzione del prezzo. Il che si ripercuote immediatamente in una garanzia sia per il creditore procedente, che è colui che tende a recuperare il credito, sia del debitore esecutato. Per l’uno perché recupera di più, per l’altro perché perde di meno e può estinguere il debito”.
Da dove nasce la sua iniziativa sulla valutazione degli immobili all’asta?
“Sono partito da un’esperienza come quella del Tribunale di Venezia dove queste modalità sono state utilizzate come best practice, dando dei risultati importanti, riducendo e accelerando le aste giudiziarie, quindi consentendo la vendita dell’immobile in tempi rapidi. In sostanza, vendere subito un immobile equivale a farlo a un prezzo non ridotto e, quindi, a dare al contempo più possibilità al debitore di estinguere il proprio debito e al creditore di recuperare il credito”.
Che tempi immagina per l’approvazione in via definitiva, quindi per il passaggio anche alla Camera?
“Dovrebbe essere veloce, spero che l’iter a Montecitorio sia avviato già la prossima settimana. Poi mi sentirò con i colleghi della Commissione Giustizia della Camera ai quali caldeggerò una dovuta accelerazione per giungere all’approvazione definitiva dopo l’estate”
Ultimamente il Parlamento è impegnato ad approvare per lo più decreti o comunque proposte del governo, su tutte le riforme. Si erano lasciati un po’ andare i provvedimenti di iniziativa parlamentare, è contento che proprio un suo disegno di legge sia stato approvato?
“Sì, sono molto contento perché, quando il disegno di legge nasce dall’iniziativa di un parlamentare, arriva in aula e viene votato, è sempre bello vedere il Parlamento che si attiva nel suo iter naturale, ovvero su impulso del legislatore. Oggi, è vero, vediamo sempre più un Parlamento imbrigliato dalla conversione dei decreti legge. Sia chiaro, è una prassi che non è riconducibile esclusivamente a questo governo, ma anche a tutti gli altri governi che lo hanno preceduto. Io posso essere soddisfatto per aver contribuito, almeno per quanto mi riguarda, a un testo che sta seguendo un iter parlamentare naturale”.
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