Nazionale, Gattuso non basta: il cambiamento deve passare per la Federazione
L'arrivo dell'ex campione del Mondo per risollevare le sorti dell'Italia: basterà?
L’arrivo di Gennaro Gattuso sulla panchina della Nazionale italiana segna un nuovo capitolo, ma anche una fase interlocutoria per il calcio azzurro. Dopo anni segnati da fallimenti cocenti — due mancate qualificazioni consecutive ai Mondiali del 2018 e del 2022 — l’Italia sembra ancora alla ricerca di una vera direzione. Non basta aver vinto un Europeo nel 2021 per dimenticare le profonde fragilità strutturali che hanno allontanato gli Azzurri dall’élite del calcio mondiale.
Gattuso alla guida della Nazionale, ma la questione non è solo tecnica
Il problema, in fondo, è duplice: tecnico e politico. Sul piano tecnico, la Nazionale ha spesso rispecchiato le incertezze del nostro sistema calcistico, incapace di rigenerarsi, di lanciare giovani e di avere una visione di medio-lungo termine. Ma è la politica del calcio italiano – dominata da interessi di club, da una Serie A sempre più orientata a valorizzare talenti stranieri – a impedire un rinnovamento serio. Si è smesso di coltivare l’identità, si è smesso di credere nei vivai e si è finito per trascurare il patrimonio più fragile ma prezioso: i giovani italiani. La scelta di Gattuso, in questo contesto, appare come una soluzione-tampone. Uomo passionale, ex campione del mondo, amatissimo dal tifo per la sua autenticità e fame agonistica, Gattuso ha il compito di ricucire il rapporto logoro tra squadra e Paese. La sua carica emotiva può riavvicinare il pubblico, ma è abbastanza?
Ringhio Gattuso, l’ultima spiaggia della Nazionale – L’Identità
Nel calcio moderno, dove la preparazione tattica, la gestione delle dinamiche di gruppo e la pianificazione del ricambio generazionale contano più delle pacche sulle spalle la simpatia non può bastare. Il rischio è che Gattuso venga scelto non per un progetto, ma per “tenere buoni” i tifosi, in attesa di tempi migliori.
E allora la questione diventa: quali saranno le scelte per il futuro? Serve un cambio di paradigma. Serve un ct che sia anche costruttore, disposto a rischiare su ragazzi di 20 anni invece che puntare su trentenni navigati. Serve il coraggio di una federazione che imponga una visione chiara, anche scomoda: valorizzare l’italianità non come slogan, ma come scelta di sistema. Perché senza un ricambio generazionale vero e strutturato, il rischio è quello di continuare a cullarsi nella nostalgia degli eroi del passato, mentre il futuro scivola via. Gattuso potrà essere un traghettatore utile, ma da solo non può cambiare la rotta. Il cambiamento deve essere più profondo. E forse, prima ancora che in panchina, dovrebbe partire dai piani alti del calcio italiano.
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