Esteri

Trump annuncia la tregua e poi richiama Netanyahu

Il tycoon sarebbe stato “particolarmente risoluto e diretto” con il premier israeliano

di Ernesto Ferrante -


Donald Trump è stato il protagonista assoluto di quelle che potrebbero passare agli annali come le ultime 24 ore della “guerra dei 12 giorni” tra Israele e Iran. Il tycoon ha prima annunciato il cessate il fuoco nel cuore della notte, poi è dovuto intervenire una seconda volta per pretenderne il rispetto, soprattutto da parte di Israele, mentre i due contendenti si scambiavano gli ultimi missili.

I numeri della guerra dei 12 giorni

Il bilancio di sangue sul versante israeliano è di 28 morti e 3.238 feriti, 17 dei quali in condizioni gravi, secondo i servizi d’emergenza Magen David Adom. Più pesante il computo sul fronte iraniano: almeno 610 vittime e oltre 4.700 persone che hanno riportato ferite, stando a un nuovo rapporto del Ministero della Sanità di Teheran.

Trump ha tolto l’alibi all’alleato

Il tycoon, dopo aver ribadito che l’impianto nucleare di Fordow, pur senza citarlo, è stato “demolito” nel raid condotto dai bombardieri americani nella notte tra sabato e domenica, lasciando intendere di aver tolto così l’alibi dei bombardamenti agli israeliani, ha richiamato all’ordine il premier Benjamin Netanyahu. La conferma del rimbrotto è arrivata indirettamente da una ricostruzione diffusa via X dall’ufficio di Netanyahu in cui si legge che “in seguito al colloquio tra il presidente Trump e il primo ministro Netanyahu, Israele si è astenuto da ulteriori attacchi”.

Poco prima della telefonata, il capo della Casa Bianca aveva criticato lo Stato ebraico per aver attaccato con forza la Repubblica islamica dell’Iran dopo l’annuncio dell’imminente cessate il fuoco e per aver risposto agli attacchi missilistici iraniani dopo l’entrata in vigore della tregua. È stato “particolarmente risoluto e diretto”, ha riferito una fonte della presidenza americana citata dalla Cnn.

La reazione iraniana

L’Iran non violerà il cessate il fuoco a meno che non lo faccia Israele, ha assicurato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, aggiungendo di essere “pronto a tornare al dialogo e a difendere i diritti degli iraniani al tavolo negoziale”.

“Gli Stati Uniti hanno partecipato all’aggressione insieme all’entità israeliana quando questa non ha raggiunto i suoi obiettivi”, ha sostenuto Pezeshkian in una conversazione telefonica con il premier malese Anwar Ibrahim, ribadendo che “l’aggressione statunitense contro gli impianti nucleari iraniani è una violazione della sovranità dell’Iran e delle risoluzioni internazionali”.

Più duri i toni usati delle Guardie Rivoluzionarie in una nota riportata dall’agenzia di stampa Tasnim. I Pasdaran hanno fatto sapere che le forze armate iraniane continueranno a monitorare “i movimenti del nemico con occhi aperti e vigili”. Se gli Stati Uniti attaccheranno di nuovo l’Iran, subiranno una “lezione storica”, ha minacciato il comandante Mohamed Pakpur.

L’attacco alla base di Al Udeid, ha proseguito Pakpur, ha colpito “il cuore del Comando Centrale degli Stati Uniti in Medio Oriente”. Gli impianti avrebbero subito danni materiali nonostante l’intervento dei sistemi di difesa aerea. Stoccata finale a Donald Trump, apostrofato come “stupido e ignorante” per aver ordinato il bombardamento dei siti nucleari iraniani.

Caccia agli infiltrati

Va avanti in Iran la caccia serrata a spie e quinte colonne. Un altro cittadino europeo è stato arrestato in Iran con l’accusa di spionaggio su siti “militari e sensibili”. Il sito Sepahnews ha parlato di “un europeo è stato arrestato dall’intelligence” nella provincia di Hormozgan. “Era entrato in Iran come turista” e stava “raccogliendo informazioni su siti militari e sensibili”.

Congelato il cambio di regime in Iran

“Stoppato”, almeno ufficialmente, il “regime change”. “Non voglio il cambio di regime in Iran. I cambi di regime portano al caos”, ha dichiarato Donald Trump rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell’Air Force One. Il presidente americano ha inoltre garantito che la leadership iraniana ha fatto marcia indietro sulle sue ambizioni nucleari: “l’Iran non avrà un’arma nucleare. È l’ultima cosa che hanno in mente in questo momento”.

La mediazione del Qatar

Importante il ruolo del Qatar. Sarebbe stato il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani a convincere l’Iran ad accettare il cessate il fuoco con Israele proposto da Trump. La notizia è stata rivelata a condizione di anonimato da tre fonti diplomatiche al New York Times e da una fonte ben informata all’Afp.

Questa la sequenza dei fatti: “In seguito agli attacchi alla base militare di Al Udeid, il presidente Trump ha detto all’emiro del Qatar che Israele aveva approvato una proposta di cessate il fuoco americana. Il presidente degli Stati Uniti ha poi chiesto al Qatar di contattare l’Iran per arrivare a un accordo. Il vicepresidente JD Vance ha parlato con il primo ministro del Qatar che durante un colloquio telefonico con gli iraniani li ha convinti ad accettare la proposta”.

Doha è anche impegnata a mediare nei colloqui indiretti tra Israele e Hamas per arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ostaggi ancora trattenuti nell’enclave palestinese.

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha comunicato al suo omologo iraniano Abbas Araghchi che Pechino sostiene l’Iran nel raggiungimento di un “vero cessate il fuoco affinché la popolazione possa tornare alla normalità” e nella salvaguardia della sua integrità territoriale.


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