Attualità

Ennesimo scontro Saviano-Salvini: “Se ha sbagliato, pagherà”

Dopo l'udienza in tribunale prosegue il confronto a distanza

di Cristiana Flaminio -

ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI


Lo scontro tra Saviano e Salvini non finisce mai. Nei giorni scorsi s’è tenuta l’udienza del processo incardinato dopo la querela dell’attuale vicepremier che denunciò lo scrittore perché lo definì “ministro della malavita”. Saviano, più volte e ancora in queste ultime ore, ha ribadito che la sua era una citazione colta da Gaetano Salvemini. Ma per Salvini le parole hanno un significato preciso che non intende accettare.

I numeri di Salvini, la replica di Saviano

Proprio per smentire le parole dello scrittore, Salvini ci ha tenuto a snocciolare i numeri delle operazioni di polizia, in particolare delle indagini anti-mafia, portate a segno durante l’anno trascorso, tra il 2018 e il 2019, da ministro degli Interni. “51 latitanti di rilievo arrestati, 6.802 sequestri ai boss per un valore di 3,8 miliardi, 3.644 confische ai boss per un valore di 3,7 miliardi, +8,8% di gestioni commissariali degli enti locali con 16 scioglimenti, 16.738 beni dei clan restituiti alla comunità di cui 15.768 immobili e 970 aziende, 32,4 milioni per le vittime di reati mafiosi“. Cifre che, però, non hanno fatto desistere Saviano: “Quando Salvini parla non pensa: è tutto frutto di emotività del momento, di calcolo sui follower. L’orrore della superficialità populista e dell’estremismo, in genere. Come al solito, ha rispolverato la strategia antica di tutti i governi: “Sotto il mio governo si arresta, sotto il mio governo si condanna”. Ma sotto qualsiasi governo ci sono arresti di mafia, perché le polizie agiscono e, soprattutto, le mafie sanno bene che verranno scoperte, arrestate, contrastate. Ed è proprio questo che lui non arriva nemmeno a comprendere”.

Il vicepremier non si arrende

Il guaio, per Saviano, è che Salvini ha deciso di andare fino in fondo e di spiegarne le ragioni all’opinione pubblica: “Sono abituato a insulti, attacchi e minacce di ogni tipo, purtroppo. Ma nessuno, nemmeno il signor Saviano, può permettersi di definirmi “amico della ‘Ndrangheta”, mafioso o “ministro della malavita”. Anche perché noi le mafie le abbiamo combattute sul serio, con sequestri, confische e arresti, non a chiacchiere. Saviano ha sbagliato? Giusto che paghi, come i normali cittadini”.


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