Cronaca

L’8 settembre di Bayrou e il colpo di grazia per Macron

di Alida Germani -


L’8 settembre, data cruciale nella storia d’Italia, si profila come un appuntamento decisivo per la Francia: il primo ministro Bayrou ha chiesto un voto di fiducia sull’intera politica finanziaria del governo, legando la sopravvivenza dell’esecutivo a un piano di austerità durissimo. La scelta, giudicata da molti un azzardo quasi suicida, punta a costringere l’opposizione a schierarsi apertamente contro le misure di risanamento, smascherandone – secondo Bayrou – l’intento meramente demagogico. Il pacchetto del governo mira a risparmiare 44 miliardi di euro tramite tagli alla spesa, revisione del sistema pensionistico e cancellazione di due festività. Misure a dir poco impopolari: l’86 per cento dei francesi è contrario e i sindacati hanno convocato uno sciopero generale per il 10 settembre. Lo scenario politico è incandescente: Rassemblement national e La France insoumise voteranno compatti contro, formando un’inedita convergenza estrema destra-estrema sinistra per rovesciare l’esecutivo. A sorpresa, invece, i Républicains di Retailleau hanno annunciato il loro sostegno a Bayrou, definendolo un atto di responsabilità per evitare “il caos e l’estrema sinistra”. La mancanza di una maggioranza chiara fa apparire la scommessa praticamente persa in partenza, tanto che Bayrou non esclude lo scioglimento del Parlamento. Il ministro dell’Economia Lombard ha avvertito che la Francia rischia di pagare il debito più caro dell’Italia, da sempre considerata l’anello debole dell’Ue ma oggi in ripresa. Il differenziale tra i due Paesi è ormai ridotto a pochi punti base, e Lombard non ha escluso persino un intervento del Fmi. Intanto i mercati hanno accusato il colpo: la Borsa di Parigi ha perso fino al 2% e i rendimenti decennali francesi hanno toccato i massimi da marzo. Certo è che se il voto dovesse fallire, non solo cadrebbe il governo Bayrou, ma subirebbe un colpo durissimo anche il presidente Macron: sarebbe il secondo esecutivo da lui voluto a cadere in Parlamento, segno di una crisi istituzionale che va ben oltre la congiuntura economica. Se la Francia è arrivata sull’orlo del precipizio è proprio a causa delle decisioni di Macron, che ha fatto di tutto pur di rimanere al potere anche senza più la maggioranza. Dal 2022 in poi è stato un crescendo di passi falsi: dalla sconfitta alle europee allo scioglimento del Parlamento. Dalle elezioni anticipate con il cordone sanitario per escludere Le Pen, che nel 2022 aveva sfiorato l’Eliseo, fino all’improvvida nomina di Bayrou. Vedremo se l’8 settembre francese sarà come quello italiano.


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