Lega blinda il NordFdI scalpita al voto:“No alla Lista Zaia”
La fotografia è quella di un centrodestra che governa da tre anni il Paese ma che, davanti alle Regionali, si scopre fragile e diviso. La Lega non intende cedere il Veneto né la Lombardia, Fratelli d’Italia pretende di non essere confinata al Sud e Forza Italia reclama la Puglia come riconoscimento politico. Nel mezzo, i tempi che si allungano, i vertici che slittano e i nomi che circolano senza che nessuno sia ancora ufficiale. Il dato nuovo arriva da Napoli: Michele Di Bari, prefetto della città, ha avviato la procedura di aspettativa. Un passo che alimenta le voci su una sua possibile candidatura in quota centrodestra contro Roberto Fico, il candidato del Campo largo. Mossa non isolata: in Campania, infatti, si ragiona anche sull’ipotesi di un civico, sostenuto da pezzi del centrodestra e da ex centristi di centrosinistra che non intendono convergere sul grillino. Per ora, nulla di definito, ma è la prima casella che sembra muoversi davvero.
Tutto il resto è ancora sospeso. Il vertice di maggioranza che avrebbe dovuto sciogliere i nodi di Veneto, Puglia e Campania non è stato fissato. In Transatlantico serpeggia il malumore: “Una coalizione compatta come la nostra dovrebbe avere già chiuso candidature e liste”, sospira un deputato azzurro.
La Lega, intanto, alza i toni. Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, ha escluso categoricamente lo scambio Veneto-Lombardia evocato da Fratelli d’Italia: “In Lombardia si vota tra tre anni, è presto per metterla sul tavolo. Rispetto le rivendicazioni degli alleati, ma anche noi abbiamo diritto di proseguire con i nostri presidenti”. Tradotto: la Lombardia non si tocca.
IL VENETO
Il Veneto è il vero piatto forte: terra dove il centrodestra ha sempre vinto e dove si gioca una parte consistente del Pil nazionale. Alberto Stefani, enfant prodige del salvinismo, è in pole position. Ma nelle ultime ore è riaffiorata la suggestione Lorenzo Fontana: il presidente della Camera candidato governatore. Ipotesi complicata, perché significherebbe liberare nel pieno della legislatura la terza carica dello Stato. FdI, che al Nord viaggia sopra il 32-33% e in Veneto alle Europee ha sfiorato il 38, non intende restare a mani vuote. È qui che si gioca la credibilità della coalizione: Meloni non può consegnare l’intero Nord alla Lega. Un compromesso appare inevitabile. Lo schema circolato nelle ultime settimane prevede Veneto alla Lega, Campania a FdI e Puglia a Forza Italia. Ma i numeri dei Fratelli d’Italia suggeriscono che la partita non finirà così liscia. In Puglia, Gianfranco Rotondi scherza: “Sono abituato a fare campagna elettorale per i fantasmi”. Il candidato non c’è, e il nome più probabile è quello di Mauro D’Attis, forzista. Ma molti temono di bruciare un nome contro Antonio Decaro, che avrà liste fortissime. Anche qui si guarda a un possibile civico, soluzione che ridurrebbe i rischi di una sconfitta bruciante.
Sullo sfondo si agita il caso Vannacci. Dopo le preferenze record in Veneto e l’ascesa a vicesegretario federale, il generale divide la Lega. Assessori e governatori frenano: “Non siamo la destra nostalgica – avverte Roberto Marcato – l’Autonomia è il nostro cardine”. Salvini però lo blinda e gli affida due palchi a Pontida. È il segno di un partito in fibrillazione, costretto a difendere la propria identità mentre negozia le caselle più delicate delle Regionali.
LA VOCE MODERATA DELLA COALIZIONE
Antonio Tajani, voce moderata della coalizione, invita a non avere fretta: “Le candidature si chiuderanno presto, ma prima ci sono altre urgenze, dalla guerra in Polonia ai dossier europei”. Ma intanto il calendario incombe. Il 21 settembre c’è Pontida, data simbolo per la Lega. Il 28 e 29 settembre si vota nelle Marche: se Francesco Acquaroli, governatore uscente di FdI, vincerà, Meloni potrà alzare il prezzo anche sul Nord. Se invece perderà, Salvini avrà più margini per blindare Veneto e Lombardia. La domanda resta: è credibile che la Lega prenda tutto lasciando le briciole al partito di maggioranza relativa, quello che al Nord non governa nessuna Regione ma che corre con percentuali da primato? La risposta, oggi, è no. La Lega può difendere le sue roccaforti, ma Meloni non resterà a guardare ed ha già pronti i nomi per guidare il Veneto: il senatore e coordinatore veneto di FdI, Luca De Carlo, o il vice capogruppo al Senato, Raffaele Speranzon (nella foto). I meloniani ribadiscono, altresì, il no alla lista Zaia, mentre per la Lega è un “contenitore in più per intercettare il consenso”. Lo scontro è solo rinviato a fine settembre, e a decidere non saranno le buone intenzioni, ma il voto nelle urne e i rapporti di forza veri. Come insegna la politica.
Torna alle notizie in home