Politica

Milena Cecchetto: “Zaia capolista, rivoluzione rosa. Stefani continuità”

di Ivano Tolettini -


Milena Cecchetto, vicentina, per dieci anni sindaca di Montecchio Maggiore, lei è consigliere regionale veneta uscente della Lega. Come sta vivendo questa campagna elettorale?
Con energia e realismo. Ho fatto tante campagne, ma questa è particolare: c’è l’incognita nazionale, i rapporti di forza tra Lega e Fratelli d’Italia, e la novità di Zaia capolista che cambia molto gli equilibri interni.

Che cosa significa avere Luca Zaia in lista?
È un catalizzatore straordinario. Zaia è un punto di riferimento per tutto il Veneto, è stato e sarà la colonna portante della nostra regione. Fare campagna elettorale accanto a lui significa potersi presentare agli elettori con un traino che non ha paragoni.

In concreto, cosa cambia per le candidate donne?
Cambia moltissimo. Con il voto di genere, il rischio è che a pagare siano soprattutto gli uomini. Le donne, invece, avranno un’occasione unica: la forza del nome Zaia in cima alla scheda facilita la preferenza al femminile. Non è un automatismo, ma è chiaro che le possibilità di passare crescono. Io scherzo sempre: non siamo riuscite ad avere un presidente donna, ci proviamo diversamente.

Quindi si può parlare di una “rivoluzione rosa” dentro la Lega?
Rivoluzione è una parola grande, ma sicuramente ci sarà un segnale forte. La Lega è sempre stata pragmatica, non ideologica. Se oggi il contesto favorisce le donne, è giusto cogliere l’opportunità.

Ci sarà una lista del presidente, distinta da quella della Lega?
Se ne parla, ma non è la lista Zaia. È un’ipotesi tecnica che dipende dalle decisioni romane e che potrebbe servire a raccogliere candidature trasversali. La vera forza resta comunque la lista della Lega con Zaia capolista.

A proposito di dinamiche nazionali: c’è chi parla di un modello tipo Csu in Baviera, una Lega veneta distinta ma collegata alla Lega nazionale. Lo vede possibile?
Io la vedo difficile. I tedeschi non sono gli italiani, e i leghisti col bavarese non hanno nulla a che fare. La Lega l’ho sempre vista legata al territorio: il leghista calabrese pensa ai suoi problemi, io penso alle aziende venete e alla sanità. Questa è la forza del nostro movimento: né destra né sinistra, ma pragmatismo.

Un altro tema che divide nella Lega è quello di Roberto Vannacci. Che giudizio dà?
Io lo capisco. Ha un’impostazione militare, è diretto, talvolta provocatorio. Non è un gioco: lui è un provocatore di natura, nel senso che ti mette davanti i problemi e ti sfida a ragionarci. Può piacere o meno, ma molti dei suoi argomenti sono anche i nostri. Non è “di destra” o “di sinistra”, e nella Lega questo approccio trova spazio.

Vannacci in Lega ci sta bene, quindi?
Secondo me sì. Perché i suoi temi si intrecciano con i nostri: sicurezza, identità, rispetto delle regole. Io lo vedo coerente con la nostra storia.

Torniamo al Veneto, Cecchetto. Quanto pesa la strategia di Fratelli d’Italia sulla scelta del candidato presidente?
Pesa, perché Meloni vuole un candidato suo, ma in Veneto non lo trova facilmente. Intanto si aspetta il voto nelle Marche, ma il Veneto non è paragonabile. È chiaro che le valutazioni saranno fatte a livello centrale, ma noi intanto ci prepariamo.

Quindi, Zaia capolista è la vera garanzia?
Esattamente. Non solo per la Lega, ma per tutto il centrodestra veneto. Per noi donne, poi, è l’occasione per avere una rappresentanza forte. Alla fine credo che nessuno riuscirà a eguagliare ciò che Zaia ha fatto in questi anni, e il suo nome in lista è una calamita per gli elettori. Così come il nostro candidato alla presidenza del Veneto, Alberto Stefani, è la persona giusta che rinnova i valori in cui i veneti credono. Egli è giovane, determinato e competente, perché è già stato sindaco ed ha esperienza parlamentare, dunque conosce la complessità della dinamica politica e ritengo che saprà rappresentare una continuità con l’ottimo lavoro svolto da Luca Zaia.

Un messaggio finale per gli elettori?
Semplice: Zaia capolista significa scegliere esperienza, concretezza e radici profonde in questo territorio. È un’occasione che non possiamo sprecare.


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