Confindustria: “No a miliardi per il debito”
L'appello di Orsini a Giorgetti in vista della manovra. Venerdì i sindacati a Palazzo Chigi
La novità, se tale è davvero, è che Confindustria preferirebbe che il governo non usasse “miliardi per tagliare il debito” quando c’è un Paese che aspetta misure a sostegno della produttività. Quel che già sappiamo ma che va detto perché poi non si dica che nessuno ci aveva avvisati. Istat e Cnel sfilano davanti ai parlamentari delle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. A dire quel che sapevamo ma che va tenuto presente, oggi più che mai, per la manovra. I dazi incombono, l’incubo dell’incertezza è tutt’altro che dissolto. Restano i nodi dell’energia, dei mercati che si vanno chiudendo e di quelli che si dovrebbero aprire. Rimane il problema dei consumi interni che, dopo aver retto il Paese prima durante la crisi Covid e poi nel bel mezzo del caos energetico insorto con la guerra della Russia all’Ucraina, adesso hanno il fiato corto. Ognuno tira la coperta, che è corta. Senza pensare che, da un lato, bisognerà pur tagliare. E, di sicuro, quel lato non sarà certo quello dei conti. Che dovranno restare in ordine.
Proprio per allargare la base di consenso, o quantomeno per sentire quante più campane possibili, il governo ha inteso invitare a Palazzo Chigi anche i sindacati. Povero Landini, aveva già annunciato di scendere in piazza il 25 ottobre proprio perché il governo “va da solo e non ascolta nessuno” e si ritrova adesso con una convocazione, insieme a Cisl, Uil e alle altre parti sociali. Non che ci voglia poi molto a far saltare il tavolo, per carità. Ma i temi, sul banco, sono importanti. L’incontro tra l’esecutivo e il governo è stato indetto per venerdì prossimo, il 10 ottobre, alle ore 16.30. Un pomeriggio che farà da preludio a una sera d’attesa: toccherà tirar tardi per scoprire se anche Standard & Poor’s, come Fitch, deciderà di migliorare il rating dell’Italia. E, se dovesse accadere, sarà davvero difficile convincere il ministro all’Economia Giorgetti a non ingranare la quarta sul tema del deficit e più in generale del debito, ostico per una fetta sempre più grossa degli stakeholder a cominciare proprio da Confindustria. Il deficit rimarrà, insieme con le armi, uno degli argomenti decisivi e divisivi dei prossimi mesi. Il convitato di pietra, chiaramente, è l’Ue. Che, detto per inciso, non si accontenterà nemmeno dei tagli alla spesa e degli interventi che potranno far uscire l’Italia dal Patto di Stabilità. Christine Lagarde ci ha già tirato le orecchie: “C’è un Paese che ancora non ha ratificato il Mes”. Il nostro. “Sarebbe ora che lo facesse”. Anche se il Parlamento ha già votato e ha nettamente bocciato anche soltanto l’idea di aderire al Meccanismo di Salvaguardia.
Tornando all’incontro coi sindacati, le parti sociali non si presenteranno a mani vuote. E, anzi, qualche proposta interessante già c’è. A cominciare da quella firmata Cisl di detassare le tredicesime. Da accompagnare al taglio di tre punti di Irpef sulle buste paga dei dipendenti. Un’idea che consentirebbe di dar fiato alle famiglie e, magari, di incentivare i consumi. I numeri che Istat ha sciorinato nel report pubblicato questa mattina a proposito proprio dei consumi e delle spese delle famiglie italiane sono stabili ma non vuol dire che siano buoni. Anzi. Una famiglia su tre, schiacciata dalle spese obbligatorie e vessata dal carovita che pesa sempre di più sui beni di prima necessità, ha iniziato a stringere la cinghia e a risparmiare persino sulla spesa alimentare. In pratica, gli italiani sono a dieta forzata. Senza un po’ di fiato, nel Paese in cui i salari crescono meno e risultano, in termini reali, tra i più bassi di tutta Europa, sarà davvero difficile, se non impossibile, anche il solo ritenere plausibile affidarsi alla domanda interna. Che, mai come in questi mesi, ha il fiato corto. Confindustria, da parte sua, prosegue il pressing su Meloni. Orsini ha detto che la premier deve dimostrare “coi fatti” di essere dalla parte delle imprese. Il numero uno di viale dell’Astronomia si è ritrovato al suo fianco il ministro all’Industria, Adolfo Urso, che ha chiesto di “focalizzare l’attenzione e quindi le risorse sulle imprese per consentire di vincere la sfida della competitività”. Forse una fuga in avanti, forse no. Anche alla luce dell’invito dello stesso Orsini, a nome di Confindustria, diretto proprio a Giorgetti, a non usare “miliardi per abbassare il debito” perché “servono investimenti nel Paese”. Di sicuro una posizione che anticipa il confronto che c’è e ci sarà ufficialmente oggi alla fine del giro di audizioni davanti ai parlamentari della Commissione con il summit di Giorgetti coi leader della coalizione. Incontro che, a sua volta, anticiperà il consiglio dei ministri di lunedì 13 ottobre da cui dovrebbe arrivare l’ok del governo alla manovra.
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