L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Economia

Lo stop Ue al gas russo postdatato al 2028

L'unico che può festeggiare è Donald Trump: gli Usa domineranno il mercato europeo

di Cristiana Flaminio -


Stop Ue al gas russo nel 2028. Adelante, con juicio. Proprio come il don Antonio Ferrer dei Promessi Sposi, in mezzo alla calca dei milanesi inferociti, l’Unione europea annuncia il piano per dire addio al gas russo. Avanti tutta, ma con prudenza, con calma. Ai proclami non segue la velocità d’azione. Né deve farlo. Perché, poi, il rischio è di ritrovarsi la gente in piazza ad assaltare non solo i forni ma pure i negozi di abbigliamento pesante. Ché se è vero che il clima sta cambiando, il freddo quello resta. Ma andiamo con ordine.

Ieri il Consiglio Europeo ha detto sì alla proposta sortita dalla Commissione europea per decretare lo stop al gas russo. A distanza di tre anni dall’inizio del conflitto tra Mosca e l’Ucraina, con un orizzonte di (altri) tre anni per giungere alla fine definitiva delle forniture. Non sarà più possibile stringere o rinnovare contratti con società e aziende che operano dentro o attorno agli interessi russi già dal 1 gennaio. Del 2028. Ciò significa che le forniture saranno bloccate entro i prossimi due-tre mesi. Resteranno in vigore, difatti, i contratti a breve termine conclusi prima del 17 giugno del 2025 fino al 17 giugno del 2026, mentre quelli a lungo termine saranno in vigore fino al 31 dicembre del 2027. Stop al gas russo nel 2028. Era più che scontato che arrivasse il sì dei ministri dell’Energia riunitisi ieri a Lussemburgo. Più scontato dell’ovvio “no” che è stato espresso sulla proposta dai rappresentanti di Ungheria e Slovacchia. E non perché siano i cattivi di turno ma perché le due nazioni rischiano di rimanere a secco. E, a differenza degli altri Stati membri dell’Ue, hanno paura di finire a carte quarantotto anche perché, nel frattempo, gli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche che li servono hanno esasperato la tensione tra alleati. Sempre più lontani tra loro. Chi gongola, davvero, è sempre Donald Trump. Gli americani rafforzano la leadership economica: saranno loro i primi fornitori di gas e materie prime energetiche di un’Europa sempre più infreddolita. L’Italia, in questo, è stata pioniera con le strette di mano che, pronubo il ministro Gilberto Pichetto Fratin, le aziende energetiche nazionali hanno già stilato con quelle d’Oltreoceano. Ma, come hanno dimostrato tutti i tentativi fatti finora, chiudere il rubinetto del gas, come invocato dal commissario Ue all’Energia Dan Jorgensen, non è mica così semplice. A luglio scorso, per dirne una, si scoprì che col Turkstream, il gasdotto che dalla Russia raggiunge gli sbocchi europei attraversando la Turchia, l’import Ue di gas russo era addirittura aumentato nel corso del primo semestre di quest’anno. Una situazione inaccettabile: “Dobbiamo mostrare una posizione molto ferma e, dai miei colloqui con i ministri, sono molto ottimista sul fatto che otterremo questo accordo oggi, e questo non solo invierà un segnale molto chiaro, ma significherà di più – aveva detto Jorgensen – : avrà anche un effetto concreto perché significherà che in futuro ci saranno meno soldi destinati alla Russia”. Con somma soddisfazione di Donald Trump. Che se da un lato potrà aprire i mercati Ue alle aziende americane, dall’altro avrà finalmente un grimaldello da utilizzare con Putin per giungere (forse) a una via di pace praticabile. In mezzo, chiaramente, c’è l’Europa. Che continua a dissanguarsi per pagare le bollette: secondo il Centro studi di Confindustria, il prezzo del gas sui mercati europei è arrivato a 32 euro/Mwh in ottobre. A chi c’ha la vista corta, sembrerebbe una buona, se non ottima, notizia. Non sale, il costo resta stabile. Peccato, però, che dal 2019 a oggi il prezzo del gas sia letteralmente raddoppiato. A detrimento di tutti, a cominciare da famiglie e imprese, che si vedono costrette a pagare bollette abnormi. Con il paradosso tutto italiano dei costi superiori addirittura a quelli per le utenze attive nella martoriata Ucraina.

Nel frattempo, però, dall’Ungheria s’alzano accuse sanguinose. Che però, lungi dall’essere ascoltate, non lambiranno neanche i palazzi di vetro di Bruxelles. Il ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha denunciato: “Con RePowerEU e lo stop alle importazioni di energia russa il nostro approvvigionamento energetico sicuro viene annientato. La chiamano diversificazione, ma in realtà interrompe una delle nostre rotte petrolifere vitali”. E quindi: “La Commissione europea ignora completamente che questo regolamento distrugge la sicurezza energetica degli Stati membri dell’Ue. L’energia non dovrebbe essere una questione di politica”. Sì che Budapest è tra le capitali Maga d’Europa ma c’è pur sempre un rapporto privilegiato con la Russia che occorre conservare. Ma la Germania, su questo fronte, è irremovibile: “Dobbiamo impedire che Putin continui a finanziare la guerra attraverso le esportazioni di energia e materie prime”, ha detto la ministra tedesca Katherina Reiche: “Alla fine dello scorso anno, il 19% del gas importato in Europa proveniva ancora dalla Russia. Oggi la quota è scesa al 13%, ma dobbiamo ridurla ulteriormente e con rapidità. La Germania non importa più gas né petrolio russi, ma dobbiamo assicurarci che anche il resto dell’Europa segua lo stesso percorso”. Niente per noi, niente per nessuno. Ma, bontà loro, lo stop al gas russo arriverà entro il 2028. Prima non è possibile per nessuno. Neanche per la Grande Germania.


Torna alle notizie in home