Il film della manovra: le toppe dei politici alle falle del bilancio
Il governo avrà tagliato i fondi al cinema, scatenando un fronte di scontro non da poco su un tema delicatissimo dopo le presunte magagne sul tax credit, ma il film della manovra si candida seriamente a diventare un blockbuster tra annunci incrociati, duelli a mezzo stampa, proclami inevasi e tante, ma tantissime, polemiche. Non solo, come ci si aspetterebbe, da parte dell’opposizione. Ma, soprattutto, in seno alla maggioranza. Niente di nuovo sul fronte occidentale. Ogni giorno, anzi ogni ora, qualcuno nel centrodestra si sveglia e scopre che, nell’incartamento che il ministro Giorgetti ha fatto approvare al Consiglio dei ministri, c’erano cose che ignorava di sapere. Si lamentano tutti, non solo i cineasti e i titolari delle sale. Si lamentano gli agenti di polizia che, come hanno fatto notare Siap e Anfp, deplorano il “segnale di disattenzione” dei mancati investimenti sul personale. Si lamentano i proprietari di case e quelli che le hanno riadattate per gli affitti brevi, si lamentano le associazioni degli immobiliaristi che non ritengono questa una manovra atta ad affrontare e risolvere il tema spinoso dell’emergenza abitativa. In pratica, i partiti del centrodestra sbattono contro la durissima realtà di una manovra che più mariomontian-brussellese non si può. Con il rischio, solenne, di perdere consensi proprio in quegli ambienti sociali che, di voti e sostegno, negli anni, ne hanno portati moltissimi. È una situazione, politicamente, esplosiva. Una trappola di cristallo. Da cui Salvini se ne vorrebbe uscire attaccando, a muso ancor più duro, le banche. Se continuano a frignare, è il senso del messaggio del leader del Carroccio, rafforzatosi come leader dopo il Consiglio Federale celebratosi ieri, il prelievo a loro carico sarà ancora più forte. Altro che cinque miliardi, si arriverà almeno a sette. Soldi, detto tra noi, necessari per tentare di mantenere almeno qualcuno dei tanti impegni che il centrodestra, non solo la Lega, s’è assunto. Nossignore, gli replica fermo Tajani forte, a sua volta, dell’investitura della segreteria politica di Forza Italia. Le banche, che per Salvini hanno “il braccino” e dimostrano poco “rispetto per l’Italia” non si toccano. E non si toccano manco le case degli italiani. Non si tassa, anzi, la casa dice il cavaliere azzurro evocando i bei tempi della battaglia del Cav contro l’Ici. Su questo, però, si va tutti d’accordo. Nemmeno a Salvini piace la proposta di aumentare la cedolare secca sugli affitti brevi. La strana coppia. Pronta a disinnescare la grande bomba mediatica che cova da mesi: deplorare l’overtourism, dopo aver implorato gli italiani a restare a casa a farsi spennare, nella speranza di lucrarci su. Forza Italia non voterà se la norma non cambierà. Lupi, però, è convinto che più o meno il film della manovra sia già definito e quello che c’è nel copione delle bozze, presto, finirà al vaglio del Parlamento. Crosetto, ministro alla Difesa, è di tutt’altro avviso: si parla, appunto, solo di bozze e il governo non farà di certo mancare il suo sostegno al comparto Difesa e sicurezza. Coi soldi che dovranno sganciare le banche, aggiungerebbe Salvini. A Giorgetti tutte queste ipotesi e proposte faranno, forse, tenerezza. Qualcosa concederà, s’è pur riservato qualche coup de theatre, qualche coniglio dal cilindro per acquietare i suoi e dare slancio alla grande scommessa del deficit. Epperò, il ministro, balla coi conti. Se cade un solo decimale, se a Bruxelles i ragionieri locali useranno metri diversi dai suoi, sarà stato tutto vano. E dalla procedura di infrazione non si uscirà se il deficit non scende sotto il 3%. Un’ipotesi terrorizzante, puro orrore. A quel punto, considerando lo sforzo di capitale prima politico e poi economico, il film della manovra diventerebbe più terrificante di Profondo Rosso.
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