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Politica

Venezia e Napoli: che derby politico. Speranzon sfida Cirielli rilancia

di Ivano Tolettini -


C’è un filo sottile che unisce Venezia e Napoli, il Canal Grande e il Golfo. Non è la geografia, ma la politica. Due derby incrociati, due prove di forza dentro il centrodestra e il centrosinistra, che in Veneto e in Campania misurano rispettivamente la tenuta dell’asse tra Fratelli d’Italia e Lega, tra Nord e Sud, tra chi comanda e chi aspira a contare di più.

Raffaele Speranzon l’uomo di punta della Meloni

Nel Veneto che va al voto tra meno di un mese, Raffaele Speranzon (nella foto), senatore e uomo di punta di Giorgia Meloni, ha già fatto capire che la battaglia non finisce a palazzo Balbi. Dopo aver “ceduto” la poltrona di probabile presidente del Veneto al leghista Alberto Stefani, FdI guarda a Venezia. Ca’ Farsetti è la prossima conquista. “Nessun ticket con Venturini”, ha detto Speranzon, gelando le ambizioni del giovane assessore civico vicino a Brugnaro. Ma la sostanza è chiara: se alle Regionali FdI dovesse imporsi come primo partito, sarà difficile negare al senatore la possibilità di giocarsi la candidatura a sindaco nel 2026. Una rivincita simbolica dopo il sacrificio di Stefani, ma anche una rivalsa politica: Venezia come capitale morale del melonismo veneto. La partita si intreccia con l’altra, altrettanto carica di tensione: quella campana. Edmondo Cirielli, viceministro e colonnello di FdI, tenta una rimonta quasi impossibile contro il campo largo guidato da Roberto Fico.

Il governatore De Luca

Ma il vero protagonista, anche qui, è Vincenzo De Luca. Il governatore uscente, che ufficialmente sostiene Fico, è in realtà il regista occulto di una partita a somma variabile: garantire la vittoria al centrosinistra, sì, ma senza rinunciare a pesare nella futura giunta. Calibra gli appoggi, dosa le parole, lascia intendere che nulla sarà gratis. Cirielli ci prova, confidando nel malcontento di una parte dell’elettorato e nell’effetto traino della premier, mentre nel frattempo torna sulla scena anche Gennaro Sangiuliano. L’ex ministro della Cultura, lasciata la prestigiosa sede Rai di Parigi, vuole rimettersi in gioco proprio nella sua Campania. L’ombra del caso Boccia lo ha indebolito, ma non arreso. Punta a un riscatto politico che passi dalla terra d’origine e da una rinnovata fedeltà a Meloni. Due fronti, un solo equilibrio da ritrovare. Nel Nord la Lega di Zaia e Stefani tenta di raccogliere consensi oltre il perimetro di Salvini, ormai logorato. Nel Sud, FdI cerca di non perdere la spinta propulsiva, offrendo ai suoi uomini, da Cirielli a Sangiuliano, nuove opportunità di visibilità.È il risiko nei due campi che si affrontano, dove ogni pedina serve a preparare la mossa successiva. Venezia e Napoli diventano due banchi di prova speculari: nel Veneto la Lega difende la roccaforte storica, in Campania FdI cerca di aprire una breccia nel Sud tradizionalmente a sinistra. E in entrambi i casi, le leadership si misurano più sui rapporti interni che sugli avversari esterni. Perché oggi la vera sfida non è tra coalizioni, ma dentro le coalizioni. Tra chi guida e chi vuole succedere. Tra chi difende il territorio e chi sogna di conquistarne un altro. In Veneto, il test di forza tra Speranzon e Zaia. In Campania, quello tra Cirielli e De Luca.


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