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Esteri

Addio a Dick “Darth Vader” Cheney

Gli Usa salutano il 46mo vicepresidente, falco neocon

di Ernesto Ferrante -


Nel giorno delle elezioni per scegliere il nuovo sindaco di New York, è morto Dick Cheney, 46mo vice presidente degli Stati Uniti per tutti e due i mandati di George Walker Bush, dal 2001 al 2009, e principale architetto della guerra preventiva al terrorismo dopo l’11 settembre, culminata con l’invasione dell’Iraq. Cheney era sopravvissuto ad una serie di infarti che non gli avevano impedito di continuare la sua carriera politica. Tutte le principali scelte di Bush junior, dall’esportazione armata della democrazia al rafforzamento dei poteri presidenziali, recano la sua firma in calce.

L’antipatia di Cheney per Trump

Negli ultimi anni della sua vita, era stato messo all’angolo dal partito repubblicano a causa delle sue velenose critiche a Donald Trump, da lui definito un “vigliacco” che “ha cercato di rubare le ultime elezioni e costituisce la più grande minaccia al Paese nei 246 anni di storia della nostra nazione” in uno spot del 2022 a sostegno della campagna della figlia Liz, allora vice presidente della Commissione di inchiesta della Camera sul 6 gennaio, che poi ha perso il suo seggio ed è stata buttata fuori dal GOP per le sue posizioni anti-Trump.

I disastri in Iraq

Chiamato da George Bush senior padre a guidare il Pentagono, ebbe un ruolo di primo piano nella disastrosa e inconcludente operazione militare denominata “Desert Storm”, avviata in seguito all’invasione irachena del Kuwait nel 1991. Nel 2003 completò l’opera con Bush figlio, invadendo il Paese. Fu l’orchestratore di una campagna di disinformazione sui fantomatici programmi di armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e i presunti legami con al Qaeda e gli autori dell’11 settembre. Sostenne, senza mai fornire prove credibili, che il capo dei dirottatori Mohamed Atta si fosse incontrato con dei funzionari iracheni a Praga.

Durezza e propaganda

La sua inclinazione a propagandare menzogne, spacciandole per verità, gli valse il soprannome di “Darth Vader”, il cattivo di Guerre Stellari. Gli eccessi nelle guerre in Afghanistan e Iraq e soprattutto la sua difesa del waterboarding (la tortura dell’annegamento simulato) e delle detenzioni extra-giudiziarie di centinaia di sospetti chiusi per anni senza processo a Guantanamo, sono le sue macchie più nere. Poco illuminate anche le sue ingerenze nella “Rivoluzione Arancione” in Ucraina nel 2004. Apertamente russofobo, ha sempre appoggiato l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Dick Cheney non si è mai pentito

Il repubblicano non ha mai avuto alcun ripensamento. “Rifarei tutto in un minuto”, disse alla commissione Intelligence del Senato che nel 2014 bollò i “metodi di interrogatorio rafforzato” come brutali, inefficaci e dannosi per l’immagine degli Usa del mondo. E sulla guerra in Iraq, nel 2015 ribadì sfacciatamente che “era la cosa giusta da fare in quel momento, lo credevo allora e lo credo adesso”.

Il ricordo di George W Bush

“La storia lo ricorderà come uno dei migliori servitori dello Stato della sua generazione, un patriota che ha ricoperto ogni incarico con integrità, massima intelligenza e serietà”, ha affermato George W Bush. L’ex presidente ha ricordato di aver scelto come running mate l’ex ministro della Difesa dell’amministrazione di suo padre, il presidente George H Bush, dopo che lo aveva “reclutato per aiutarmi a scegliere il migliore candidato alla vice presidenza”.

“Nelle nostre lunghe discussioni sulle qualità che un vice presidente dovrebbe avere, profonda esperienza, maturità di giudizio, carattere, lealtà, mi accorsi che Dick Cheney era la persona di cui avevo bisogno”, ha proseguito l’ex capo della Casa Bianca, evidenziandone la “presenza calma e ferma alla Casa Bianca in un momento di grandi sfide per la nostra nazione”. La sua agenda, quella dei neocon, continua a fare danni, come dimostrano le recenti tensioni con il Venezuela.


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