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La devozione verso Maria: “Mediatrice di tutte le grazie”

di Andrea Canali -


Possiamo sicuramente definire importante, se non significativa, la nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della fede “Mater populi fidelis”, approvata da Leone XIV a inizio ottobre, e divulgata il 4 novembre scorso dal Dicastero preposto, per fare luce definitivamente sugli appellativi da riservare alla Madonna e quindi definire meglio, in termini teologici, l’appellativo di “Mediatrice di tutte le grazie”.

La devozione mariana

Il documento in questione riguarda proprio la devozione mariana, con un approfondimento particolare della figura di Maria, che è associata all’opera di Cristo come Madre dei credenti. Nella fattispecie, il testo va a focalizzare meglio il significato centrale, in termini biblici, per la devozione verso Maria. Inoltre, in tale nota, vengono raccolti alcuni contributi dei Padri, dei Dottori della Chiesa, oltre alla visione orientale e soprattutto degli ultimi Pontefici, che si sono espressi su tale delicato aspetto.
Ricordiamo, come riportato anche nella nota, che il titolo di Corredentrice appare nel XV secolo come correzione dell’invocazione di Redentrice (abbreviazione di Madre del Redentore) che Maria riceveva dal X secolo. San Bernardo assegna a Maria un ruolo ai piedi della Croce che dà origine al titolo di Corredentrice, titolo che ritroviamo per la prima volta, in un inno anonimo del XV secolo, a Salisburgo, per poi scomparire nel XVIII secolo e per essere poi sostituita con Corredentrice.

L’indagine teologica

L’indagine teologica sulla cooperazione di Maria alla Redenzione, nel corso della prima metà del XX secolo, ha portato a una comprensione più profonda del titolo di Corredentrice. Specificata tale premessa introduttiva ricordiamo che già  Il Concilio Vaticano II evitò di impiegare il titolo di Corredentrice per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche. San Giovanni Paolo II utilizzò tale termine, almeno in sette occasioni, collegandolo soprattutto al valore salvifico del nostro dolore offerto insieme a quello di Cristo, a cui si unisce Maria soprattutto sotto la Croce. D’altronde il Papa polacco, oggi Santo, era particolarmente devoto a Maria, al punto tale da avere come motto pontificale: “Totus Tuus” in riferimento allo slancio devozionale che aveva nei confronti della Madre celeste.

Le riserve del Cardinale Ratzinger e del Magistero

Se volessimo fare un’analisi con la visione dei vari Papi che si sono susseguiti ricordiamo (come anche riportato nella nota) come si espresse il 21 febbraio 1996, il Prefetto dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger, alla domanda se fosse accettabile la richiesta del movimento Vox Populi Mariae Mediatrici, in vista di una definizione del dogma di Maria come Corredentrice o Mediatrice di tutte le grazie, così rispose nel suo votum particolare: «Negative. Il significato preciso dei titoli non è chiaro e la dottrina ivi contenuta non è matura. Una dottrina definita de fide divina appartiene al depositum fidei, cioè alla rivelazione divina veicolata nella Scrittura e nella tradizione apostolica. Ancora non si vede in modo chiaro come la dottrina espressa nei titoli sia presente nella Scrittura e nella tradizione apostolica»
Successivamente, nel 2002, espresse pubblicamente la sua opinione contraria all’uso di questo titolo: «La formula “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e della patristica e quindi causa malintesi. Tutto viene da Lui, come affermano soprattutto le Lettere agli Efesini e ai Colossesi. Maria è ciò che è grazie a Lui. Il termine “Corredentrice” ne oscurerebbe l’origine». Il Cardinale Ratzinger non negava che vi fossero buone intenzioni e aspetti preziosi nella proposta di utilizzare questo titolo, ma sosteneva che fosse «una terminologia sbagliata». Il porporato aveva spiegato che il titolo di Maria mediatrice di tutte le grazie non era chiaramente fondato sulla divina Rivelazione, e «in linea con questa convinzione possiamo riconoscere le difficoltà che comporta sia nella riflessione teologica, sia nella spiritualità».

La posizione di Papa Francesco e la mediazione unica di Cristo

Per quanto riguarda invece Papa Francesco ha espresso, in almeno tre circostanze, la sua posizione chiaramente contraria all’uso del titolo di Corredentrice, sostenendo che Maria «non ha mai voluto prendere per sé qualcosa di suo Figlio. Non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola». L’opera della Redenzione è stata perfetta e non necessita di alcuna aggiunta. Perciò, «la Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo […]. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia». Cristo «è l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo». Perché «il sacrificio della Croce, offerto con animo amante ed obbediente, presenta una soddisfazione sovrabbondante ed infinita».
Sebbene possiamo prolungarne gli effetti nel mondo (cf. Col 1,24), né la Chiesa né Maria possono sostituire o perfezionare l’opera redentrice del Figlio di Dio incarnato, che è stata perfetta e non ha bisogno di aggiunte. Insomma La Nota sottolinea che l’espressione biblica riferita alla mediazione esclusiva di Cristo «è perentoria». Cristo è l’unico Mediatore. Insomma in conclusione potremmo dire: Titoli , come quello di Mediatrice di tutte le grazie hanno pertanto «dei limiti che non facilitano la corretta comprensione del ruolo unico di Maria. Difatti, lei, che è la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia da lei stessa ricevuta». Ovviamente aggiungiamo che rimane la madre di Nostro Signore e indirettamente di ognuno di noi.


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