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Economia

Ex Ilva, rottura tavolo governo-sindacati: dichiarato lo sciopero. Blocchi a Genova

di Flavia Romani -


Scatta la mobilitazione dei sindacati dell’ex Ilva dopo l’ennesimo confronto andato a vuoto con il governo: è sciopero.

AGGIORNAMENTO 10.00

Di pochi minuti l’assemblea dei lavoratori dell’ex Ilva a Genova. Gli operai in sciopero hanno scelto di occupare lo stabilimento e la strada della mobilitazione per protestare “contro il blocco degli impianti del nord e il piano che prevede l’aumento della cassa integrazione straordinaria fino a 6mila unità”.

I lavoratori con i mezzi si sono mossi in corteo verso la stazione ferroviaria di Genova Cornigliano, dove si terrà un presidio ad oltranza.

Ex Ilva, i sindacati dichiarano sciopero di 24 ore

«Abbiamo rotto. Abbiamo dichiarato 24 ore di sciopero da domani (oggi, ndr), con assemblee in tutti gli stabilimenti. I nostri dubbi sono diventati certezze: è un disastro», ha annunciato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, lasciando Palazzo Chigi. Secondo il sindacalista, il piano illustrato dal governo «condurrà alla chiusura dell’ex Ilva» e dimostra «la mancanza di senso di responsabilità delle istituzioni».

Duro anche il giudizio della Fim-Cisl. «Il piano ridimensiona tutte le attività e ferma le aree a freddo, con ripercussioni su tutto il gruppo, non solo su Taranto», ha dichiarato Ferdinando Uliano, numero uno della federazione. Per i sindacati, la prospettiva è quella di «chiudere lo stabilimento per metterlo a disposizione di eventuali acquirenti che, secondo noi, non ci sono». Uliano conferma che oggi scatteranno assemblee e scioperi di 24 ore in tutti gli impianti. «Il piano industriale discusso e condiviso a luglio non esiste più. Siamo davanti a un ridimensionamento totale. Chiediamo ai lavoratori di mobilitarsi: serve un cambio di rotta del governo».

Anche l’Usb attacca senza mezzi termini: il piano è giudicato «irricevibile» perché basato sulla «riduzione della produzione, la fermata degli impianti e la gestione del declino attraverso la cassa integrazione». L’unica novità positiva sarebbe un pacchetto di formazione da 93 mila ore per 1.550 lavoratori, ma per il sindacato si tratta di un intervento che «copre solo l’assenza di attività produttive». L’Usb denuncia inoltre lo stop agli impianti del Nord, che certifica un ulteriore restringimento del perimetro produttivo: «Migliaia di persone non lavoreranno, punto». Per questo chiede «intervento pubblico immediato e un vero piano industriale».

Dal canto suo, il governo respinge le accuse e precisa che «non ci sarà alcuna ulteriore estensione della cassa integrazione», raccogliendo una delle richieste avanzate nel precedente incontro. Palazzo Chigi spiega che saranno invece individuati percorsi di formazione per preparare i lavoratori alle nuove tecnologie “green” per l’acciaio. L’esecutivo ribadisce inoltre la volontà di concentrare risorse sulla manutenzione degli impianti e di mantenere aperto il confronto.

Alla riunione hanno partecipato ministri, rappresentanti delle Regioni e delle aziende coinvolte, oltre alle principali sigle sindacali. L’esito, però, lascia aperta una frattura profonda e l’orizzonte dell’ex Ilva appare più incerto che mai.


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