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Renzi a gamba tesa: Bocchino va nel pallone, ma la curva non perdona

Metafore infelici e colpi bassi: ma il pubblico non è più disposto a discutere del nulla.

di Andrea Fiore -


Italo Bocchino ha spiegato che la sconfitta della nazionale contro la Norvegia non dipende da tattiche sbagliate o da un centravanti poco ispirato, ma dalla sinistra che avrebbe “distrutto il patriottismo”. A rilanciare la dichiarazione è stato Matteo Renzi, che l’ha citata con gusto sarcastico: se non andiamo ai Mondiali è colpa dell’opposizione, se vinciamo l’Europeo è merito della Meloni.

Perché Bocchino ha detto questa cosa? Perché il calcio è il terreno perfetto per trasformare ogni pallone in propaganda. È più facile scaricare la responsabilità su un avversario politico che ammettere che la Norvegia ha giocato meglio. Così un rigore sbagliato diventa un voto di fiducia, una mancata qualificazione un complotto ideologico.

Immaginare Rino Gattuso davanti a queste parole fa sorridere amaramente: lui, che ha sempre ridotto il calcio a fatica e sudore, probabilmente liquiderebbe la questione con un “sono chiacchiere”. Perché il pallone, alla fine, è semplice: o entra, o non entra.

Polemica tra Bocchino e Renzi, una metafora infelice che si ripete

E non è un caso isolato. Negli ultimi anni la politica italiana ha regalato altre metafore infelici che sembrano più un insulto all’intelligenza dei cittadini che un modo per spiegare la realtà. Salvini ha evocato la “ruspa” come soluzione all’immigrazione, trasformando un tema sociale delicato in un’immagine di forza bruta. Berlusconi ha paragonato l’Italia a una grande azienda, riducendo i cittadini a dipendenti. Lollobrigida ha confuso i miracoli biblici per difendere il vino, mescolando Cana e pani e pesci. Meloni ha ripetuto la metafora della “tempesta” e della “rotta”, come se governare fosse solo guidare una nave con passeggeri muti.

Il filo conduttore è sempre lo stesso: semplificare, ridurre, trattare gli italiani come spettatori ingenui, pronti a credere che un rigore sbagliato sia colpa della sinistra o che un decreto possa sostituire un allenamento. Ma a furia di tirare la corda, la fiducia rischia di spezzarsi. E quando si spezza, non resta più neanche il pallone da rincorrere. Non tutte le metafore riescono col buco.

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