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I capodogli parlano? Ecco il loro alfabeto

La scoperta rivoluzionaria da una recente ricerca di linguisti dell’Università di Berkeley e del Project Ceti

di Giorgio Brescia -


Secondo una recente ricerca di linguisti dell’Università di Berkeley e del Project Ceti, i capodogli usano vocalizzazioni complesse, con un loro preciso “alfabeto”: parlano?

I capodogli parlano?

Le vocalizzazioni usate sono molto più simili al linguaggio umano di quanto si pensasse. Non emettono solo semplici “clic” da codice Morse, ma suoni che assomigliano a vocali umane come “a” e “i” e persino dittonghi, combinazioni di vocali in sequenza.

Lo studio, basato su migliaia di registrazioni raccolte nei Caraibi e analizzate con intelligenza artificiale, ha messo in luce schemi acustici stabili e combinazioni sonore. Suggeriscono un sistema fonetico flessibile e strutturato, paragonabile a un alfabeto fonemico.

La scoperta più rivoluzionaria, modificando la percezione del tempo nei suoni. I ricercatori hanno accelerato le registrazioni rallentate dei capodogli, adattandole al ritmo della nostra voce. Lì sono apparsi pattern nascosti.

Ciò indica che la comunicazione dei capodogli potrebbe essere molto più complessa e significativa di un semplice segnale: un linguaggio dotato di struttura e forse tramandato culturalmente.

Una scoperta rivoluzionaria

Le implicazioni sono enormi: riconoscere che questi cetacei possiedono un vero linguaggio ci spinge a riflettere su come trattiamo animali così intelligenti e su eventuali diritti etici da riconoscere loro.

Siamo di fronte a un passo avanti che avvicina sempre più il mondo animale al nostro, aprendo nuove prospettive di comprensione e comunicazione interspecie. L’alfabeto fonetico dei capodogli potrebbe essere il sistema di comunicazione animale più vicino al linguaggio umano mai scoperto, un modello combinatorio che si evolve nella socialità e nella cultura di questi giganti del mare.

Un alfabeto

La comunicazione dei capodogli comprende ora un “alfabeto” con un’ampia varietà di “codas”, che possono superare le 600 combinazioni diverse e cambiare a seconda del contesto o del dialetto territoriale.

Gli studiosi stanno scoprendo non solo vocali singole, ma anche un sistema combinatorio che ricorda la costruzione di parole umane. Strumenti come sensori subacquei, droni e intelligenza artificiale, in questo ambito, fondamentali per catalogare questi suoni e per iniziare a comprendere la relazione tra le vocalizzazioni e i comportamenti sociali di questi cetacei.

Un progresso che suggerisce che la complessità della vita sociale e la cooperazione tra capodogli siano alla base dell’evoluzione di una comunicazione articolata, aprendo nuove frontiere nella ricerca sull’intelligenza animale e potenziali dialoghi interspecie.

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