"Credo sia meglio che si dimetta", poi corregge il tiro: "Per me il caso è chiuso"
Il caso è chiuso; anzi riaperto, no: è di nuovo chiuso; Ignazio La Russa si lascia scappare una considerazione sulle parole che avrebbe pronunciate, all’ormai famigerato pranzo tra romanisti, il consigliere militare di Sergio Mattarella, Francesco Garofani. Ieri, a margine dell’evento Italia direzione Nord che si è tenuto a Milano, il presidente del Senato ha dichiarato la sua “solidarietà” al Capo dello Stato. Per essersi “trovato tra capo e collo questa vicenda di cui non ha nessuna responsabilità”.
La Russa e la domanda su Garofani
L’analisi di La Russa è semplice. E, proprio nella sua semplicità, ha riattivato il fronte della polemica: “Un consigliere si è lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di considerazioni su governo e Meloni. E se lo ha detto non se ne può addossare la colpa al Presidente della Repubblica. Una critica a quel consigliere però è assolutamente legittima. Fosse stato uno di destra oggi lo vedremmo appeso ai lampioni della città”. E quindi ha aggiunto: “È il segretario del Comitato di Difesa, si deve occupare della difesa. Credo che almeno quel ruolo forse è meglio che lo lasci a qualcun altro”.
La polemica pronta a montare
Ignazio La Russa, dunque, spera o caldeggia che Garofani rassegni le dimissioni? La seconda carica dello Stato ha chiesto al consigliere militare di Mattarella di passare la mano e rassegnarsi a lasciare l’incarico a qualcun altro? Prima che il dibattito potesse riaprirsi, sovrapponendosi all’attesa spasmodica degli esiti delle Regionali, è arrivata la chiusura proprio di La Russa. Ed è giunta proprio mentre stava partendo il fuoco di fila dall’opposizione, con in testa il “verde” Angelo Bonelli che già aveva denunciato “pressioni indebite” da parte dello stesso presidente del Senato nei confronti del Colle.
Il dietrofront del presidente del Senato
“Spiace che avere risposto a una domanda sul consigliere Garofani possa pensare di far riaprire un caso che, anche io, come Giorgia Meloni, considero chiuso e sul quale ho espresso personalmente sin dal primo minuto, piena solidarietà al presidente Mattarella”, ha sentenziato. Quindi un piccolo mea culpa: “Ho detto, forse in maniera troppo sincera, che Garofani potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo non di consigliere ma di segretario del Comitato supremo di Difesa. Ma non tocca a me chiedere le sue dimissioni e nemmeno l’ho fatto”. Tutto rientrato. Almeno per un po’. Questo caso è chiuso.