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Addio a Lorenzo Buffon, lo “zio” di Gigi ex leggenda di Milan e Inter

Aveva 95 anni, il cordoglio dello sport italiano

di Maria Graziosi -


Il calcio piange la morte di Lorenzo Buffon. Ex portiere di Milan e Inter, è scomparso a Latisana in provincia di Udine. Aveva 95 anni e ne avrebbe compiuti 96 a dicembre. Friulano vero, è stato un’autentica leggenda del pallone. In quei tempi in cui la tv era ancora in bianco e nero. Quando tra i pali i portieri, erano vestiti solo di nero e avevano con il numero 1 stampigliato sulla schiena. Senza guanti, senza paura: per forza di cose dovevano essere un po’ matti.

Lorenzo Buffon, una Tenaglia per Milano

La carriera di Buffon iniziò all’oratorio di Latisana. Poi, da giovanissimo, al Milan. Si piazzò tra i pali rossoneri con la benedizione di Nils Liedholm. Da quel momento, e fino al 1960, restò titolare inamovibile di una delle formazioni più amate dai tifosi milanisti. Capace di vincere quattro scudetti e dar filo da torcere a tutti. In quegli anni, animò e anzi fu protagonista di una delle primissime rivalità tra portieri italiani. Il suo “avversario” era l’interista Giorgio Ghezzi. Fu, in questo senso, una sorta di pioniere. Dopo arriveranno le rivalità tra Zoff e Albertosi, poi Zenga e Tacconi e giù fino a chi ha messo d’accordo tutti. Un altro Buffon, Gigi. Meno scintillante la carriera in azzurro dove Lorenzo Buffon scese in campo solo 15 volte. Fece parte della spedizione in Cile, nel 1962. Uno dei traumi sportivi rimossi da un Paese che, adesso, anche solo per qualificarsi ringrazierebbe tutti gli dei del calcio. Ma questa è un’altra storia.  

Il pallone in famiglia

Lorenzo Buffon era cugino di secondo grado dell’ex leggenda della Nazionale e della Juventus Gigi. Le storie del calcio raccontano che, all’inizio della carriera, ci provò in ogni modo a portarlo a Milano. Buffon (Gigi) scelse altrimenti. Al Milan (e all’Inter in cui giocò alla fine della carriera) rimase un solo Buffon in almanacco. Lorenzo, detto Tenaglia per la forza della sua presa in un’epoca in cui i guanti erano concessi (e non sempre) solo sui campi innevati dell’inverno.


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