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Politica

La Corte Ue: “Stati membri riconoscano matrimoni gay celebrati all’estero”

Due cittadini polacchi si erano sposati in Germania ma Varsavia non registra il certificato

di Cristiana Flaminio -


Ogni Paese dell’Ue deve riconoscere i matrimoni gay celebrati, legalmente, di fronte alle istituzioni di un altro Stato membro. Lo ha ribadito una sentenza della Corte di giustizia europea che è stata pubblicata proprio oggi. Il caso si riferisce al ricorso presentato da due cittadini polacchi. Che si erano sposati nella vicina Germania ma che si erano visti negare la registrazione del loro certificato da parte delle istituzioni di Varsavia. Fatto che li ha indotti ad adire le vie legali.

Corte Ue: ogni Stato riconosca i matrimoni gay celebrati nei Paesi membri

I giudici comunitari hanno dato ragione alla coppia di ricorrenti. E lo ha fatto stabilendo che il rifiuto, in questo caso da parte delle autorità polacche, di non registrare il matrimonio risulta “contrario al diritto della Ue”. E, nello specifico, risulta in insanabile conflitto con la libertà dei cittadini perché ne costituisce un ostacolo. La decisione di negare il certificato, secondo i magistrati Ue, “viola tale libertà nonché il diritto al rispetto della vita privata e familiare”.

Gli effetti della sentenza

Pertanto, la Corte di giustizia Ue ha stabilito che “gli Stati membri sono pertanto tenuti a riconoscere, ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti dal diritto dell’Ue, lo stato civile legalmente contratto in un altro Stato membro”. Ciò, però, non vuol dire che i Paesi che non l’hanno ancora fatto debbano, in virtù di questa sentenza, adottare e introdurre i matrimoni gay anche se gli altri Stati Ue lo fanno. Per il momento, Varsavia non sarà obbligata a farlo.


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