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Attualità

La guerra non è un buon affare: Moody’s e avvisa Ue e Londra

Se i giovani farebbero meglio a studiare (magari le Stem) che a finire in una trincea

di Giovanni Vasso -


Una giornata infernale, al punto che, la notizia delle notizie, rischia quasi di passare in sordina: Moody’s ha deciso di assegnare all’Ue (e al Regno Unito) l’outlook negativo. L’agenzia di rating americana è pronta a bocciare Bruxelles. Perché l’Europa non cresce più. Sono tre anni che è ferma, la crescita. E se tutto andrà bene, nel 2026, il Pil dell’eurozona salirà appena dell’1,4%. Non basteranno gli investimenti (folli) annunciati dalla Germania perché, in Europa, “la competitività è in deterioramento”. In pratica Bruxelles, dal punto di vista della produttività è diventata, ufficialmente, il vaso di coccio tra i vasi di ferro Usa e Cina. E no, non basterà di certo investire quanto più possibile in armi per salvare la baracca.

I numeri dietro l’outlook negativo all’Ue di Moody’s

Per Moody’s, infatti, più spese militari equivalgono a una stangata fiscale per famiglie e imprese europee a fronte di un peggioramento dei livelli di debito dell’Unione. Chi l’avrebbe mai detto. Che proprio all’Ue, così ligia al rispetto dei paletti finanziari, sarebbe toccato in sorte di leggersi l’invito a “fare le riforme” da parte di un’agenzia di rating. La stessa che, dopo quasi vent’anni, ha promosso i conti dell’Italia. Come scrisse quel generale oggi di stanza a Strasburgo: il mondo al contrario.

L’Ocse boccia la crescita dell’eurozona

Il guaio, però, è che le cattive notizie non vengono mai sole. I numeri dell’Ocse non lasciano scampo a un’Europa zoppa. La crescita del pil globale rallenterà dal 3,3% nel 2024 al 3,2% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, seguito da una leggera ripresa al 3,1% nel 2027. Bene, anzi male. Perché l’eurozona, se possibile, farà ancora peggio. Il pil segnerà +1,3% nel 2025, arriverà a crescere dell’1,2 nel 2026 e dell’1,4% l’anno successivo. Quei cattivoni di Moody’s erano stati pure magnanimi. Ma l’Ocse ha bocciato sonoramente le strategie belliciste di Ursula e commilitoni. E ha avvisato (anche) l’Italia. “Probabile che gli effetti positivi sulla crescita compensino solo in parte i costi dell’aumento della spesa”, scrivono gli analisti nell’Outlook pubblicato ieri. Tradotto: si spenderà tanto senza avere un effetto davvero positivo sul Pil. In pratica l’illusione di sostituire interi comparti economici con la sicurezza è una pia illusione. E perciò Moody’s impone l’outlook negativo all’Ue. E alla Gran Bretagna.

Fate le Stem non fate la guerra

La guerra, in fondo, non conviene proprio a nessuno. Men che mai a questa Europa. Dove i giovani sono sempre di meno e una quota persino inferiore si interessa alle materie scientifiche. Come rileva niente meno che Deloitte. Secondo cui, in tutta l’Ue, solo un giovane su quattro decide di iscriversi a percorsi accademici Stem. Ciò vuol dire che le aziende non trovano né talenti né nuove competenze da impiegare. E senza giovani, la ricerca segna il passo. Con tanti saluti alle speranze di rilanciare la competitività.

La furia degli industriali tedeschi

L’Europa si sta avvitando su se stessa. Anni di scelte sbagliate esigono un prezzo, salatissimo, da pagare. E non basterà armarci fino ai denti per riuscire a sfangarla. “Siamo di fronte alla crisi più grave dalla nascita della Repubblica federale tedesca”, hanno fatto sapere gli industriali tedeschi della Dpa a Merz. “La nostra economia è in caduta libera e il governo non sta reagendo come dovrebbe”, ha tuonato Peter Leibinger. Una giornata infernale. E chissà quando (e se…) ne vedremo la fine.


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